Milano. Il dubbio resta. Quando i comuni ruoli sono invertiti e la vittima (e non il carnefice quindi) è un uomo, non solo la pietas collettiva non esplode, ma anche i giudici sembrano restare tiepidi davanti alla tragedia personale di un bravo ragazzo, gran lavoratore, sportivo e di buon carattere, colpito da un bicchiere di acido. Che, insieme al volto, gli ha sfregiato permanentemente l'esistenza. Anche per questa ragione rimane una sentenza molto attesa quella di primo grado che verrà pronunciata al tribunale di Busto Arsizio lunedì dopo un processo celebrato con il rito abbreviato (e che quindi prevede lo sconto di un terzo della pena) contro Sara Del Mastro, la 39enne che il 7 maggio dell'anno scorso a Legnano si è appostata sotto casa sua e ha colpito al volto con l'acido Giuseppe Morgante, 31 anni. I giudici non hanno previsto aggravanti importanti, la premeditazione e i futili motivi. Eppure la Del Mastro non ha mai mostrato segni di pentimento. Inoltre la signora - che per ottenere l'abbreviato ha dovuto sottoporsi alla perizia psichiatrica - è risultata «vittima di una personalità borderline e narcisistica», ma «capace d'intendere e di volere». Proprio come ha sempre dichiarato il povero Morgante, definendola «lucida» nel momento del reato.
Il legale di Giuseppe Morgante, Domenico Musicco, sa bene che pene come quelle concesse all'aggressore di Lucia Annibali (20 anni) o a quello di Jessica Notaro (15 anni) in un processo come questo non sono contemplabili. Tuttavia si batte perché la condanna della Del Mastro sia adeguata alla gravità del reato commesso e ci spera fino alla fine. «La pena dovrà comunque essere importante, segno di giustizia e non di giustizialismo - ci spiega - e dovrà avere una funzione non solo punitiva ma anche rieducativa in modo che Sara Del Mastro, una volta fuori dal carcere, venga messa in condizione di non fare più del male. Finora la donna ha mostrato infatti di non aver compreso il disvalore del reato che ha commesso, abbozzando sempre atteggiamenti di sfida in udienza».
Va sottolineato inoltre che Giuseppe Morgante aveva reagito quando Sara cominciò a dimostrarsi ossessiva dopo la rottura e trascorreva le giornate stazionando sotto casa sua, chiamandolo centinaia di volte al giorno e creando profili falsi per minacciarlo. Sul caso, prima dell'aggressione con l'acido, si era attivato infatti il programma di Mediaset Le Iene nel corso del quale il 31enne aveva spiegato di aver tentato di sporgere denuncia due volte ai carabinieri (senza successo) e di aver infine denunciato alla polizia senza che però cambiasse nulla.
«Non dimentichiamo infine che Morgante ha subito un danno enorme - conclude Musicco -.
Per lo sfregio permanente del viso e le lesioni gravissime il suo è un caso di omicidio d'identità per il quale il Codice rosso, entrato in vigore un mese dopo questa aggressione, prevede un inasprimento della pena da un minimo di 8 a un massimo di 14 anni. Perché svilire quindi il caso di questo ragazzo?».
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