"Lo Stato non si vendica. Il carcere può rieducare anche i terroristi anziani"

L'ex presidente della Consulta: "La finalità della pena resta la stessa anche dopo tanto tempo"

"Lo Stato non si vendica. Il carcere può rieducare anche i terroristi anziani"

«Questa decisione della Francia deve essere motivo di soddisfazione e di orgoglio per tutti. Perché riconosce che anche di fronte a una tragedia come il terrorismo, davanti ad avversari delle istituzioni che uccidevano indiscriminatamente magistrati e uomini delle forze dell'ordine, giornalisti e sindacalisti, operai e gente comune, l'Italia seppe rispondere con processi veri e credibili, senza ricorrere a leggi eccezionali nè tribunali speciali, nel pieno rispetto dei diritti degli imputati e della Costituzione. Gli arresti effettuati mercoledì sono la prova che la Francia riconosce le sentenze emesse in quegli anni terribili nella loro piena autorevolezza. Ammettono finalmente che nella lotta al terrorismo l'Italia non ha nulla da farsi rimproverare»

Giovanni Maria Flick, ex presidente della Corte Costituzionale, è stato ministro della Giustizia nel governo dell'Ulivo. Anche lui ha provato la frustrazione di chiedere a Parigi la riconsegna dei latitanti rossi, e di sentirsi rispondere di no. Adesso la Francia cambia linea, e si apre la strada per il ritorno in patria di dieci terroristi. Ma c'è già chi dice che dopo tutti questi decenni si tratta di uomini assai diversi, e mandarli in carcere è solo una vendetta di Stato.

«Ma quale vendetta. Abbiamo delle sentenze che hanno accertato la responsabilità di queste persone nei modi previsti dalla legge italiana e in conformità alla Costituzione. Sono state stabilite delle pene e ora si tratta solo di applicarle. Se poi nel corso degli anni queste persone hanno recuperato un senso di responsabilità ne siamo tutti contenti, e ne terranno conto i giudici di sorveglianza che valuteranno il loro percorso durante la espiazione della pena».

Ma la pena deve rieducare. Come si rieduca un settantenne?

«Non si può dire siccome è anziano allora non lo possiamo rieducare". Anche in età avanzata si può avere una possibilità di rieducazione. Rieducare è il fine fondamentale della pena, ce ne sono anche altri come la prevenzione, la deterrenza, ma il primo obiettivo è quello. Ma non penso che sia una finalità incompatibile col tempo trascorso. Volendo, ci si può rieducare fino all'ultimo momento di vita».

Cosa ha prodotto il cambio di linea francese? La giustizia italiana è diventata improvvisamente più credibile?

«Niente affatto. La giustizia italiana è sempre la stessa, con i suoi tanti difetti e con i suoi pochi pregi. Sono i francesi a essersi resi conto della insensatezza di una linea, quella della cosiddetta dottrina Mitterrand, che bloccava qualunque possibilità di estradizione nei reati legati al terrorismo. Si era creata una barriera di tipo politico invalicabile, una barriera che di giuridico non aveva nulla e che non avevamo alcun strumento per superare. Non si poteva toglierla con la forza, non potevamo mandare le truppe a riprendere i latitanti...».

Come le rispondevano i suoi dirimpettai francesi quando chiedeva che i ricercati fossero arrestati e estradati?

«Sempre allo stesso modo,eh non si può, c'è la dottrina Mitterrand!". Ora si sono resi conto che quella dottrina non aveva ragione di esistere: e non lo aveva fin da allora, non viene superata adesso perché l'Italia ha cambiato modo di fare giustizia. É un ripensamento totale».

Che idea si è fatta del motivo che spinse i francesi ad abbracciare quella linea, e a trattare per decenni dei terroristi sanguinari come degli esuli politici meritevoli di accoglienza e riguardi?

«Bisognerebbe chiederlo ai francesi. Certamente la dottrina Mitterrand non fu un prodotto autonomo e unilaterale dei francesi. A chiedere che venisse varata e che ai nostri ricercati fosse concesso una sorta di asilo politico furono anche esponenti politici italiani».

I difensori di quella dottrina dicono che tutelava solo i responsabili di reati politici e non chi era ricercato per fatti di sangue.

«Ci sono molti modi per macchiarsi le mani di sangue. C'è quello di azionare la pistola, e c'è quello di preordinare la situazione che consente all'esecutore materiale di tirare il grilletto. In questi anni hanno trovato rifugio in Francia sia gli uni che gli altri».

C'è ancora il rischio

di una beffa? Che non ci vengano consegnati?

«La decisione passerà per la magistratura francese che valuterà secondo le leggi francesi. L'essenziale è che sia saltato il veto politico aprioristico durato finora».

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