Stavolta il destino vince a dadi John Nash muore in uno scontro

Il celebre matematico, premio Nobel per l'Economia che ispirò «A Beautiful Mind», vittima con la moglie di un incidente d'auto. Elaborò la «teoria dei giochi»

Stavolta il destino vince a dadi John Nash muore in uno scontro

«Matematica è una parola greca che all'inizio includeva i concetti di musica e astronomia. Solo nell'accezione contemporanea è diventata una materia a sé. Ma secondo me continua a essere intrinsecamente collegata a innumerevoli altre discipline». Così una delle più celebri citazioni dell'ottantaseienne John Nash, il matematico ed economista premio Nobel nel 1994 morto ieri a bordo di un taxi, nel New Jersey, insieme a sua moglie. Sono stati sbalzati fuori dal veicolo che si è schiantato su un guard rail. Non portavano la cintura di sicurezza.

Noto al grande pubblico per aver ispirato il pluripremiato film, anche con quattro Oscar, A Beautiful Minds diretto da Ron Howard e interpretato da Russel Crowe («Scioccato, il mio cuore è vicino a John, Alicia e famiglia, una partnership straordinaria, belle menti, bei cuori», ha twittato l'attore), Nash aveva sofferto di una grave forma di schizofrenia. La matematica, il calcolo e i computer, diceva Nesh, sono stati la medicina che «mi ha riportato a un'idea più razionale e logica, aiutandomi a rifiutare il pensiero e l'orientamento allucinatori». La matematica è curativa e in America viene usata nella terapia occupazionale al posto dei farmaci con ottimi risultati.

Solitario e introverso, Nash è stato un geniale e raffinato matematico puro, con una straordinaria capacità di affrontare i problemi connessi con nuovi occhi e nuove frontiere. Una delle sue scoperte riguarda l'immersione delle varietà algebriche, le equazioni differenziali paraboliche, le derivate parziali e la meccanica quantistica. Amava ripetere che l'economia e il business non erano in cima ai suoi pensieri, mentre adorava la musica, anche se con un approccio selettivo. «Trovo il rock e il pop sgradevoli e non amo compositori contemporanei quali Luciano Berio, al quale preferisco Vivaldi, Frescobaldi e Donizetti».

La prima delusione arrivò da una vittoria mancata alla« William Lowell Putnam Mathematical Competition», un premio molto ambito, ma da quel momento furono solo successi: la laurea in Matematica nel 1948, le offerte da università di prestigio come Harvard, Princeton (che scelse), Chicago e Michigan per un dottorato, la conoscenza personale con Albert Einstein e John von Neumann e il cameo di una lettera di presentazione che portò a Princeton con solo una frase vergata dal rettore: «Quest'uomo è un genio».

Un anno dopo eccolo impegnato a comporre il saggio che, poi, gli sarebbe valso il Nobel per l'Economia, stabilendo i principi matematici della teoria dei giochi. Un suo collega, Peter Ordeshook, scrisse che il concetto di equilibrio di Nash è forse «l'idea più importante nella teoria dei giochi non cooperativi», applicabile alle strategie di elezione dei candidati, alle cause della guerra, alla manipolazione degli ordini del giorno nelle legislature, o alle azioni delle lobby. Il sunto era che le previsioni circa gli eventi si riducono a una ricerca o a una descrizione degli equilibri.

Nato in West Virginia, aveva vinto il premio Nobel nel 1994 e lo scorso 19 maggio si era aggiudicato l'«Abel Prize», un altro riconoscimento matematico, a Oslo, conferitogli dal Presidente dell'Accademia norvegese di Scienze e Lettere Kirsti Strøm Bull e da Sua Maestà il Re Harald «per i contributi alla teoria delle equazioni differenziali non lineari e delle sue applicazioni all'analisi geometrica». Se ne va, per colpa del fato, chi era riuscito a domare lo stesso fato grazie alla teoria dei giochi, rivoluzionando un modo di pensare e di agire.

Nel mezzo, ben trent'anni di convivenza con la schizofrenia tra ricoveri in ospedali psichiatrici, il ritorno alla matematica e quella scelta di aver interrotto volontariamente l'uso di farmaci antipsicotici a partire dal 1970, contrariamente a quanto riportato nella pellicola A Beautiful Mind .

Ma nonostante la paura di far passare il messaggio di un genio affetto da schizofrenia in grado di stoppare la terapia anche senza una regressione sintomatica, Nash volle dimostrare di saper gestire i sintomi, guadagnando la guarigione. Una scommessa, degna di quel fato e di quei giochi che riuscì, così mirabilmente, a decrittare con la sua teoria.

twitter@FDepalo

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