Tensione altissima tra Stellantis e il governo italiano. E le affermazioni dell'ad Carlos Tavares, il quale tira in ballo due stabilimenti simbolo del gruppo, Mirafiori e Pomigliano, hanno il sapore di un ricatto. Per il top manager portoghese, intervistato da Bloomberg, i due impianti sono quelli in cui l'occupazione è a rischio a causa delle politiche del governo sui sussidi per l'auto elettrica.
Proprio ieri, tra l'altro, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha ufficializzato il nuovo piano di ecobonus per quasi 1 miliardo che guarda, ovviamente, anche all'elettrico. Ma per Tavares non basta. E accusa: «Questo mercato in Italia vale molto poco in quanto i governi, finora, non lo hanno sovvenzionato abbastanza». Stellantis, a suo parere, rappresenta «il capro espiatorio del governo davanti ai lavoratori in bilico e agli stabilimenti a rischio, per evitare di assumersi la responsabilità».
La replica di Urso: «Negli incontri avuti è stato chiesto un impegno a cambiare la normativa Euro 7, cosa che il governo ha fatto. Ci avevano anche chiesto un impegno sugli incentivi e l'abbiamo mantenuto».
Quindi, l'affondo: «Se Tavares richiede che l'Italia faccia come la Francia, che ha aumentato la sua presenza attiva in Stellantis, ce lo chieda. La differenza tra noi e Parigi è che loro sono nel capitale e noi no. Fateci una richiesta». Su una possibile partecipazione italiana sul modello dell'Eliseo (detiene il 6,1%), l'ad si era già espresso due anni fa, sostenendo «la non necessità di questo passo».
Le parole di Tavares non sono piaciute al leader di Azione, Carlo Calenda, il quale sollecita che la questione Stellantis sia posta in cima all'agenda dei lavori: «Come volevasi dimostrare, tutte le promesse fatte da John Elkann stanno a zero. Ogni volta si riparte da capo con quanto mi dai per non chiudere. Dopo anni di battaglia solitaria, lo possiamo convenire tutti».
Sempre Urso, intanto, al «Tavolo Automotive» di ieri, al quale era presente anche Stellantis, ha ricordato come il nuovo piano incentivi «sia fondato nella convinzione che si debba assolutamente cambiare rotta rispetto a quanto successo negli ultimi anni». «Se quest'anno il trend non dovesse variare, nonostante le ingenti risorse che stiamo mettendo in campo - ha sottolineato - destineremo le ulteriori risorse del fondo automotive esclusivamente a sostegno della nostra filiera e a incentivare nuovi siti produttivi in Italia». Ma l'apertura a un secondo costruttore nel Paese che non è stata digerita da Tavares, soprattutto se dovesse presentarsi più forte. Da qui l'«accenno», nei giorni scorsi, a possibili conseguenze.
Il piano del governo, che stanzia risorse per 950 milioni per l'acquisto di auto a basse emissioni, va in tre direzioni, come rilevato da Urso: sostenibilità ecologica, sociale e produttiva, proponendosi di aiutare soprattutto le famiglie con redditi bassi, attraverso un sistema graduale che prevede agevolazioni più significative per i nuclei con Isee fino a 30mila euro. Così facendo, la produzione di automobili in Italia dovrebbe crescere nel 2024.
Davide Mele, responsabile Corporate affairs di Stellantis Italia, intervenuto al «Tavolo», ha ricordato che «dall'elettrico non si torna indietro», per poi
precisare: «È fondamentale stimolare la domanda con auto a prezzi accessibili». In gennaio, intanto, rispetto a un mercato italiano in crescita del 10,6%, le immatricolazioni di auto elettriche sono scese del 10,8 per cento.
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