"Stessi nemici per Giorgia e Trump. Ma Usa ed Europa sono diversi"

Lo storico Ernesto Galli della Loggia: "Il conservatorismo di Donald ha un fondo anarco individualistico, che è estraneo a quello di Bruxelles e dell'Italia"

"Stessi nemici per Giorgia e Trump. Ma Usa ed Europa sono diversi"
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Il professor Ernesto Galli della Loggia a tutto campo sulle conseguenze in Europa del manifesto conservatore di Donald Trump.

Professore, il rapporto tra Trump e Meloni è saldo. Ci sono elementi di contatto tra la piattaforma conservatrice americana e quella italiana?

«Io credo - e aggiungo mi auguro- che nella sostanza tra Trump e la Meloni esista un rapporto essenzialmente politico, non ideologico. I due hanno sicuramente alcuni nemici comuni, alcune cose e idee (anche personalità immagino) che entrambi avversano; ma dubito che si possa parlare di qualcosa di più. Del conservatorismo, esistono poi molte specie anche molto, molto diverse tra di loro, e il fatto che tutte abbiano un solo avversario cioè, per dirla all'ingrosso, il progressismo della sinistra - non basta certo a renderli eguali. Forse neppure in qualche modo convergenti su una serie di temi. In generale al conservatorismo italiano, come un po' a tutto quello europeo, è profondamente estraneo il fondo anarco individualistico-libertario che invece è proprio della tradizione conservatrice americana. Il conservatorismo americano nasce dalla frontiera e si alimenta del suo mito; quello europeo affonda invece le proprie radici nell'ethos aristocratico che risale al mondo feudale: una bella differenza!».

Qualcosa del modello conservatore italiano può essere esportato negli States?

«A parte che mi pare difficile parlare di modello conservatore italiano - io almeno non credo che un tale modello esista direi proprio di no: le culture politiche, sa, non sono come le forme di parmigiano: la loro esportazione è sempre quanto mai difficile».

E viceversa?

«Vale quanto ho appena detto anche in senso inverso. Senza contare che personalmente non saprei davvero di che cosa del conservatorismo americano avremmo bisogno qui da noi. E poi le sembra forse che Giorgia Meloni per la sua storia politica, per il suo temperamento e per le sue idee, sia incline a imitare o farsi influenzare più di tanto da qualcuno o qualcosa che non nasca da lei stessa? A me pare proprio di no!».

Si parla molto di «tecnocrazia» al potere per presenza nel governo Trump di Elon Musk. Ma non è il primo magnate a ricoprire un incarico di governo nel mondo occidentale. E non è il primo magnate straniero a dire quello che pensa dell'Europa.

«Il guaio è che Musk non è Walter Rathenau, e neppure Gianni Agnelli. Anche i magnati o i grandi tecnocrati non sono tutti eguali. Vede, chi come me è legato a una certa idea della politica aggiungo del necessario primato della politica, del fatto che alla fine deve essere la politica a comandare - diffida dei tecnocrati che vogliono rubare il mestiere ai politici. Il partito dei tecnocrati mi ricorda un po', mutatis mutandis, il partito degli onesti: Dio ce ne scampi!».

In Ue si parla sempre di più della necessità di cavarsela da soli. Eppure, come nel caso dell'elettrico, che è tutto cinese, resta la tendenza a privilegiare l'estero. Trump invece punta sul petrolio Usa.

«Il fatto è, come lei sa bene, che a differenza degli Stati Uniti l'Europa è un soggetto politico vero da nessun punto di vista. Quindi in alcune materie chiave come quello dell'energia essa non è in grado di esprimere alcuna politica rispondente a quello che per uno Stato sarebbe un interesse nazionale, non è in grado di esprimere alcuna capacità di unirsi, di mettere in comune le proprie risorse e le proprie capacità. La dipendenza dall'estero - ad esempio dalla Cina come nel caso che lei cita - ne è la conseguenza inevitabile. Fintanto che saremo solamente italiani, danesi o polacchi non riusciremo mai a cavarcela da soli».

Cosa può cambiare in Europa, dato il nuovo manifesto conservatore di Trump?

«Dipenderà com'è ovvio da quella che sarà la politica reale, le scelte concrete, le decisioni vere, dell'amministrazione Trump.

La storia è piena di manifesti altisonanti che poi, alla fine, si sono rivelati null'altro che una sfilza di buoni (o di pessimi) propositi finiti nel nulla. Non escluderei che anche il manifesto conservatore di Trump possa fare questa fine».

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