La frase più famosa di Steve Jobs non è di Steve Jobs. Il fatto sembra surreale, ma la cosa più incredibile è che lui lo aveva detto a tutti. Lo aveva detto nel famoso discorso all'Università di Stanford in cui ricordava appunto qualcosa che lo aveva colpito quando era giovane: «Stay hungry, stay foolish: è questo che vi auguro». Da dieci anni, da quando morì il 5 ottobre 2011, «siate affamati, siate folli» campeggia dappertutto vicino al suo volto. E funziona come grimaldello per accedere ai sogni di grandezza. In fondo l'ha detto Steve Jobs. Non è vero. O meglio non del tutto.
Il Jobs prima di Jobs (che fu il punto di riferimento per il fondatore di Apple) si chiama Steward Brand, ed era un hippie. Di quelli che hanno fatto la fortuna della Silicon Valley e della tecnologia. Era il padre di tutti gli ambientalisti di oggi, e già all'università girava con al collo un cartello che recitava «cara Nasa, perché non si è ancora vista una foto della Terra tutta intera?», sospettando chissà quale complotto planetario. L'ente spaziale americano gli rispose programmando la missione sulla Luna, ma lui intanto aveva cominciato a capire che un giorno si sarebbe andati oltre: nel Cyberspazio. Brand è stato l'uomo che ha coniato il termine personal computer, ma soprattutto quello che ha creato la pubblicazione che tutti i nerd di allora consideravano una Bibbia: The Whole Earth Catalog. Il futuro creatore dell'iPhone l'aveva definita il Google prima di Google: era, nelle intenzioni del suo ideatore, un'enciclopedia di tutto quanto ci fosse sul pianeta di utile. Una specie di agglomerato globale di strumenti, idee e concetti che avrebbero cambiato il futuro. Si andava dalle semplici istruzioni per l'uso, ai mulini dell'Alaska per fare il legname, fino a prodotti sempre più strani che per Brand rappresentavano l'essenza del suo mondo. Il tutto doveva seguire solo queste regole: essere appunto di utilità, rilevante per un'educazione indipendente, di alta qualità o di costo basso, non ancora conosciuto, facilmente acquistabile via posta. Anche se poi non si capisce bene in quale norma ricadesse la guida alla masturbazione femminile.
Di sicuro, insomma, Stewart era un tipo geniale e un po' strano, che aveva familiarità con l'LSD, la droga sulla quale sono poi nate le grandi intuizioni tecnologiche (per esempio: lo sapete che le finestre di Windows sono state immaginate sotto il suo effetto?). Jobs era ovviamente un appassionato del Catalog, che uscì per la prima volta nel 1968 ed ebbe l'ultima nel 1974, almeno nelle intenzioni del suo creatore. In realtà ci sono state altre edizioni, ma è in quella ultima pagina della quarta di copertina che Brand salutò così il suo pubblico: «Stay hungry, stay foolish». Frase che il capo di Apple ha fatto rinascere 31 anni dopo a Stanford. «Sapevo che per lui era importante - disse un giorno Brand -: mi mandò la sua copia del catalogo per un autografo.
Non sono mai riuscito a chiedergli perché, ma forse ha trovato in quelle parole il modo di difendersi dal successo». Di sicuro, in quel toccante discorso del 2005, Steve Jobs perfezionò il suo genio nel fare business: prendere qualcosa che già esiste e renderlo immortale. Tipo poi l'iPhone, appunto.
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