Prima è stata la volta del flirt sulle riaperture di Matteo Salvini con Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna e tra i principali sfidanti di Nicola Zingaretti alla segreteria del Pd. Sale sulla ferita. L'asse non si limita alle riaperture serali per i ristoranti, ghiotte per la Riviera romagnola come per l'intera regione di Bologna la grassa. «Salvini è ragionevole», si è spinto a dire Bonaccini.
Oggi la sintonia del leghista è con Dario Nardella, il sindaco di Firenze già renziano di ferro, rimasto dem al momento della nascita di Italia viva. L'accordo tra Nardella e Salvini corre sul Codice degli appalti: entrambi vorrebbero una moratoria sulla normativa (è già accaduto, sia pure per una situazione emergenziale, con lo Sblocca cantieri per il ponte di Genova). Dopo le lusinghe di un entusiasta Salvini, su posizioni verbali ancora più avanzate («cancellare il Codice»), a bloccare la comunione di amorosi sensi è intervenuto Andrea Orlando, ministro del Lavoro e vicesegretario del Pd, anche lui insediato dagli avversari interni (è di ieri la richiesta delle sue dimissioni in direzione): «Impossibile, in larga parte è il recepimento di direttive europee».
La botta nel Pd però si sente, anche se pure il presidente dell'Anac ricorda che «sospendere il Codice è contro le norme Ue». Il partito dei sindaci, che dice di non esistere, si agita. Il primo cittadino di Pesaro, coordinatore dei sindaci dem, Matteo Ricci, dice «siamo per il massimo della semplificazione» e il «senza inseguire Salvini nei suoi slogan» sembra quasi una formula di scuse. La posizione è difficile da digerire per la parte del partito più in allarme sui temi ambientali e di lotta alla criminalità organizzata. A difenderla interviene il capogruppo alla Camera, Graziano Delrio, parlando di antimafia e tutela della salute dei lavoratori: «Ricordo che i dati sul Codice appalti dicono che dalla sua entrata in vigore si sono aperti più cantieri». Ma Nardella, nonostante gli stop, va avanti: «Lasciamo stare le polemiche e le repliche stizzite che leggo anche da esponenti del mio partito. Ci vorrebbe un po' di umiltà». Insomma, ognuno va per la propria strada.
Il tema è caro al premier e a Vittorio Colao, ministro dell'Innovazione tecnologica e digitale. Mario Draghi, nella replica alla Camera del 18 febbraio scorso, ha parlato di «semplificazione» «anticorruttiva» per gli appalti pubblici, accusando gli attuali meccanismi di «prevenzione» di «alimentare più che prevenire fenomeni di illegalità». Insomma, se certo non si tratta di «cancellare» il codice degli appalti, si pensa di semplificarne l'applicazione.
Si agita il segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni («Un giorno si scagliano contro le norme anticontagio e il giorno dopo cercano di demolire le norme anticorruzione»). Un incubo per il Pd del «niente nemici a sinistra», che conta ancora un discreto numero di adepti. Salvini nel frattempo ha lanciato un assist al ministro della Cultura, Dario Franceschini, nome di peso del Pd, che si è battuto per sipari che si alzano a teatro e film sugli schermi dei cinema. «Se frequentati con attenzione, musei e teatri sono i luoghi a minor rischio di contagio» dice il leader della Lega, sfoggiando uno studio citato anche dal direttore degli Uffizi, Eike Schmidt.
A questo punto,
visto che Salvini ha anche scritto a Di Maio e Speranza per chiedere di comprare i vaccini a San Marino e ha chiesto un incontro a Draghi sull'immigrazione, sono in molti non solo nel Pd a chiedersi dove voglia arrivare.
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