Tiktok, chi è? «Zitto e disinstalla, Pechino ti ascolta». È grande la confusione sotto il cielo dopo l'intemerata del ministro della Funzione pubblica Paolo Zangrillo che ipotizza un tavolo per decidere se e come bloccare la app Tiktok dai cellulari degli statali, in attesa di un vertice previsto la prossima settimana. «Su questo argomento si sta già impegnando il Copasir, è evidente che il mio ministero, avendo 3,2 milioni di dipendenti, è fortemente coinvolto. Ma prima dobbiamo comprendere bene quale è effettivamente la profondità dei rischi legati alla sicurezza nazionale».
L'annuncio di Zangrillo segue di qualche giorno la decisione del Corporate management board della Commissione europea, che giovedì ha messo al bando il celebre social network dei video brevi di balletti e gag dai telefonini aziendali del personale della Commissione e da quelli privati con accesso al servizio di telefonia mobile entro il 15 marzo. Stessa decisione sta per essere valutata anche dall'Europarlamento. Per chi non si adegua applicazioni aziendali come la posta elettronica della Commissione e Skype for Business non saranno più disponibili.
Tiktok in Europa è già stata scaricata da 125 milioni di persone. «Se si pensa che il problema della cybersicurezza si possa combattere mettendo al bando una app non abbiamo capito che funzioni stia svolgendo il digitale a livello globale», dice amaro William Nonnis, blockchain developer per il ministero della Difesa, oggi in Enea. La riflessione di Zangrillo, che si muove sul solco di una linea atlantista anti cinese e anti Russia, parte in salita anche dentro il governo. I dubbi del leader della Lega Matteo Salvini che conosce benissimo la app, forte dei suoi 848mila follower, scuotono la maggioranza: «Bloccare TikTok? È un interrogativo che coinvolge sicurezza e democrazia. Io sono perplesso e sono contrario ad ogni tipo di censura. In una società liberale, prima di arrivare a blocchi radicali bisogna riflettere bene».
Nei giorni scorsi il commissario Ue per il mercato interno Thierry Breton aveva spiegato il cuore del problema: «La Commissione europea è un'istituzione e come tale ha un forte focus sulla protezione della sicurezza informatica». Negli Usa già a dicembre il Senato ha vietato la app sui cellulari dei dipendenti statali e federali, ma i vertici di Bruxelles precisano che la decisione presa dal commissario Ue Johannes Hahnn non è stata condizionata da presunte pressioni degli Stati Uniti ma è arrivata dopo gli incontri a Bruxelles tra i commissari Ue e il ceo di TikTok Shou Zi Chew. «Decisione sbagliata, basata su pregiudizi. I nostri dati sono protetti da tre data center in Europa», aveva detto la società cinese Bytedance tramite un portavoce.
Esistono rischi concreti? Il Copasir aveva già iniziato un approfondimento sui rischi legati al social, che ha coinvolto l'Agenzia per la Cybersicurezza, ma senza che al momento siano venute fuori minacce precise. Secondo una fonte contattata dal Giornale non ci sono elementi al momento per capire se esiste un «traffico malevolo» di dati, se alcuni vengono copiati dal governo cinese. «Anche Huawei è stata estromessa dalla corsa al 5G, non certo soltanto per i legami con il governo di Pechino», ricorda la fonte. Il problema della riservatezza dei dati e della tutela è al centro dell'attenzione della nostra intelligence, soprattutto dopo gli attacchi hacker di matrice russa al nostro Paese. Ma vallo a dire ai sindacati della Funzione pubblica, che non aspettano altro che pretesti per fare le barricate.
Cgil e Fp invitano alla prudenza: «È un tema delicato, su intervento restrittivo di tale portata serve trasparenza e soprattutto un confronto». Anche la Cisl minaccia battaglia. A ballare (ma senza Tiktok) sarà tutto l'esecutivo
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