Bello il politicamente corretto, ma solo quando funziona in un'unica direzione. Se invece un attore maschio insulta una tua avversaria politica, magari durante un premio lgbtqia+, allora pazienza.
Dawn Butler è la deputata laburista famosa per le sue battaglie contro gli abusi verbali nei confronti delle donne. Nera e di sinistra, un concentrato di empatia e rabbia sociale miste a una biografia dickensiana: figlia di espatriati, infanzia spesa tra la panetteria di famiglia e le bancarelle del mercato, una giovinezza di lotte per i diritti fino a diventare la più promettente femminista under 35 secondo il New Statesman. Una sorta di Gandhi dell'intersezionalità. Nonostante questo, quando l'attore David Tennant ha tenuto ai British Lgbt Awards il suo discorso sul palco, concentrandosi sull'ex ministro per le Donne e l'Uguaglianza Kemi Badenoch (nella foto), anche lei donna e nera, augurandole in sostanza di sparire dalla faccia della terra per via delle sue opinioni sulle persone transgender, Butler ha pensato fosse giusto tendere la mano al demone Crawley, alias Tennant, piuttosto che alla collega del partito conservatore, a cui è stato chiesto di «tacere».
Alla faccia di Gandhi.
Se non hai tutte le sfighe previste dal decalogo, allora sei fuori. È lo schema infantile dello scambio di figurine: celo, celo mi manca.
Solo che Badenoch si è trovata ad averle quasi tutte, tranne una, la più importante in questi casi, la carta magica del progressismo. Quando non stai a sinistra tutto il resto viene improvvisamente coperto dal mantello dell'invisibilità.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.