Dopo 43 anni dai fatti è stata confermata in appello la sentenza di primo grado per la strage di Bologna. L'ex Nar Gilberto Cavallini è stato condannato all'ergastolo dalla Corte d'Assise d'appello del capoluogo emiliano per concorso nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione, che provocò 85 morti e 200 feriti. L'imputato non era presente quando la Corte ha letto la sentenza dopo sette ore di camera di consiglio. Insieme agli ex Nar già condannati in via definitiva, ovvero Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini - mentre l'ex Avanguardia nazionale Paolo Bellini è stato condannato solo in primo grado - Cavallini è quindi responsabile dell'attentato più grave del Dopoguerra italiano. Una strage che fu politica e non vide coinvolti solo i Nar, ma anche gli altri gruppi di estrema destra dell'epoca, legati ai servizi segreti deviati e manovrati dai vertici della P2. «Dalla lettura del dispositivo è stato accolto l'appello della Procura che aveva impugnato la sentenza nella parte in cui aveva derubricato la strage da politica a comune - ha detto il sostituto pg Nicola Proto - quindi con questa sentenza ritorna l'imputazione originaria che era quella di strage politica e la conferma sulla responsabilità dell'imputato». Per i legali di parte civile, inoltre, la sentenza «sgretola» la pista palestinese. Cavallini, che ha appena compiuto 71 anni e si trova in regime di semilibertà a Terni, non ha mai preso parte alle udienze.
All'inizio del processo la difesa dell'ex Nar aveva chiesto alla Corte di annullare la sentenza di primo grado perché durante il dibattimento quattro giudici popolari avevano superato il limite di 65 anni stabilito per legge. Una scelta che scatenò un vespaio di polemiche, chiamando in causa anche il ministro della giustizia Nordio. Il presidente della Corte d'Assise d'Appello però ha rigettato la richiesta.
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