Barcellona Younes Abouyaaqoub, il marocchino di 22 anni, sospettato di essere il leader della cellula islamista catalana, non per merito suo, ma per le circostanze, se non è già morto da qualche parte, allora è un fantasma, perché la polizia spagnola non ha la più pallida idea di dove possa essere: forse in Francia, forse in Italia, forse in Marocco. Forse è già all'inferno. Mercoledì notte, quando la palazzina di due piani di Alcanar Platja, situata nel quartiere Montecarlo, esplodeva con un botto da 120 bombole di gas più, Tapt (perossido di acetone), lui, il più freddo, si è trovato con cinque uomini in meno su quindici. Tra i cinque marocchini deflagrati, mentre maneggiavano l'esplosivo - che sarebbe servito a compiere più attentati dinamitardi in più zone turistiche di Barcellona - c'era il quarantenne imam di Ripoll, Abdelbaki El Satty, di cui la polizia sabato ha trovato il dna, assieme ai resti di Youssef Aallaa e di altri tre uomini, non ancora identificati. Pare che El Satty nel 2016 fosse in visita in Belgio. Secondo «El Confidential», che ha parlato con fonti dell'antiterrorismo, l'attacco sarebbe stato organizzato a Mrirt, nell'area centrale del Marocco. Dove si trovavano molti dei membri del gruppo di terroristi a metà luglio.
Younes, a 22 anni, con il commando azzoppato di un terzo e senza munizioni, ha dovuto pensare in fretta, tra la rabbia, tanti dubbi e, si spera, anche un minimo di timore umano, al piano B. E così, dopo aver sfogato tuttala sua frustrazione uccidendo i 14 passanti della la Rambla de Canaletes, ha deciso di scagliare le sue cinque bestie sugli «infedeli» a Cambrils, dove avrebbe dovuto compiere «un massacro dieci, venti, trenta volte più grande di Barcellona», come riportano gli inquirenti. Ma Younes ha perso altri cinque jihadisti, uccisi dalla poliziotta dei Mossos, sembra di origini arabe, ora sotto protezione. E da venerdì, Younes, è solo e in fuga. Chi non è morto ad Alcanar o a Cambrils, è in galera e ora lui, a 22 anni, ha tutte le forze di polizia d'Europa alle calcagna.
Intanto il nord-est della Catalogna, a ridosso dei Pirenei e il confine con la Francia è disseminato di posti di blocco. Anche la polizia francese è impegnata nella ricerca di Younes Abouyaaqoub. Gli investigatori catalani stanno battendo, soprattutto, le città di Ripoll e Manlleu il terrorista è nato e vissuto assieme agli altri componenti della cellula del terrore. Da Madrid, martedì, arriverà a Barcellona il magistrato Fernando Andreu per interrogare i quattro arrestati. La polizia, intanto, cerca tre auto legate agli attacchi a Barcellona e Cambrils: una Seat Ibiza grigia dell'anno 2002, una Volkswagen Touran del dicembre 2005 e Renault Clio, con targa francese. Gli investigatori hanno ricostruito gli ultimi movimenti di Mohamed Hychami, che avrebbe messo a punto i dettagli degli attacchi: prima un viaggio a luglio a Mrirt, in Marocco, poi l'11 agosto è entrato in auto in Francia, dal valico de La Jonquera. Lo dice la sua carta di credito con cui ha pagato benzina e autostrada. Il quotidiano El Perodico ha riportato che all'interno di uno smartphone dei terroristi sono state trovate foto della Sagrada Familia che doveva essere uno degli obiettivi del commando.
Ieri l'arcivescovo di Barcelona, Joan Josep Omella, all'interno di una Sagrada Familia gremita di cittadini e di altre centinaia rimaste fuori, ha officiato la messa solenne in onore delle vittime del terrore.
C'erano i sovrani di Spagna, re Felipe VI e la regina Letizia, e il primo ministro Mariano Rajoy. La «basilica minore» così consacrata da Papa Benedetto XVI nel 2010, in costruzione dal 1882, sopravvissuta alla Guerra Civile Spagnola, ha resistito anche all'Isis.
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