Zelensky ha un diavolo per capello dopo la strage di Kharkiv, dove nel pomeriggio bombe guidate russe sono finite su una palazzina provocando la morte di almeno 4 persone e il ferimento di altre 43. «Non è una novità che i russi siano degli assassini - commenta - ora più che mai abbiamo bisogno di decisioni forti dei partner per distruggere i terroristi e i loro aerei da combattimento, ovunque si trovino». Tra le righe si legge la contrarietà del presidente ucraino al divieto imposto dalla Casa Bianca di colpire aeroporti su territorio russo, da cui però decollano velivoli che trasportano ordigni come quelli del massacro di Kharkiv. Gli Usa temporeggiano, soprattutto dopo un'inchiesta di Intercept, che porta prove di un coinvolgimento in loco di istruttori americani a Mariupol a fianco del battaglione Azov nell'autunno del 2022.
Mosca sceglie anche la tattica del logoramento per sfiancare l'Ucraina: missili Kalibr sugli impianti energetici, in risposta al blitz dei droni di Kiev che si erano schiantati contro le infrastrutture russe. Le forze armate russe hanno infatti colpito infrastrutture energetiche a Leopoli e a Ivano-Frankivsk, dopo aver bombardato le centrali elettriche della regione di Zaporizhzhia. Come spiega Ukrenergo, la compagnia elettrica del Paese, gli impianti sono stati danneggiati, due ingegneri sono rimasti feriti, mentre un tecnico è morto a Leopoli. «È la risposta ai tentativi del regime di Kiev di danneggiarci», conferma il ministro della Difesa di Mosca Belousov. La Russia ha lanciato i missili dalle acque del Mar d'Azov (a ridosso delle coste ucraine). Si tratta di una svolta, perché fin dall'inizio del conflitto ogni vettore esploso verso l'Ucraina partiva dalle navi schierate nel più distante Mar Nero. «Evidentemente si sentono più sicuri - spiega il colonnello della marina Pletenchuk - ma rispetto al passato non dispongono più di molti missili».
Sul fronte diplomatico ieri mattina il Papa ha ricevuto in udienza Ivan Soltanovsky, ambasciatore della Federazione Russa presso la Santa Sede. Al centro del colloquio, la proposta avanzata da Putin per una soluzione della crisi in Ucraina che prevede il riconoscimento internazionale dei territori occupati di Crimea, Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia, e l'abolizione delle sanzioni anti-Mosca. «Ho espresso gratitudine al Pontefice per la sua posizione equilibrata», ha fatto sapere il diplomatico, che ha elogiato l'opera del cardinale Zuppi nella soluzione delle questioni umanitarie, e ha definito impensabile un processo di pace che escluda la partecipazione della Russia.
Ed è polemica nel Regno Unito per le frasi di Nigel Farage, leader del partito di estrema destra Reform Uk, che ha affermato alla Bbc che l'Occidente ha provocato la guerra in Ucraina con «l'espansione della Germania e dell'Ue verso Est».
Ha aggiunto che non gli piace Putin come persona ma che lo ammira come leader politico. La reazione del premier Rishi Sunak non si è fatta attendere: «Frasi pericolose per la sicurezza della Gran Bretagna e dei suoi alleati, rafforzano Putin».
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