Non è stato un infarto dell'autista, anche se aveva un problema di ostruzione delle coronarie, a far precipitare un autobus dal viadotto di Mestre, il 3 ottobre, uccidendo 21 persone. La morte di Alberto Rizzotto è stata provocata dal violentissimo impatto: era vivo prima che il mezzo carico di turisti sbandasse e sfondasse il guardrail, volando di sotto per una decina di metri. È questo l'esito della consulenza medico-legale disposta dalla Procura di Venezia per fare luce sulle cause dell'incidente che ha coinvolto un autobus elettrico della società La Linea noleggiato da un campeggio di Marghera per i suoi ospiti.
Sicuro c'è un nesso di causalità tra la caduta e la morte di Rizzotto, provocata dallo sfondamento del cranio. Il malfunzionamento del cuore non c'entra, sebbene l'uomo soffrisse di una malattia coronarica che potrebbe avergli causato un malore non rilevato dall'autopsia. Di certo il tema sarà oggetto di battaglia tra i legali. Al momento sono quattro le persone indagate per disastro colposo, ma l'indagine è ancora all'inizio. Oltre ai risultati definitivi dell'autopsia, il pm attende il deposito degli accertamenti tecnici sull'autobus, fornito da un'azienda cinese, per escludere un eventuale guasto, in particolare allo sterzo e alle ruote, e la perizia sul guardrail, che forse non era a norma e non resistendo all'urto potrebbe aver contribuito all'esito tragico dell'incidente.
Quanto alle condizioni di salute di Rizzotto, i primi esami cardiologici avevano evidenziato l'ostruzione al 75 per cento delle coronarie e questa era stata ritenuta una possibile causa della perdita di controllo del mezzo. Per il medico legale si tratta di rilievi «probabilmente» riconducibili a un quadro silente di una patologia asintomatica dell'autista, il cui decesso è stato però determinato dallo sfondamento del cranio.
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