È inutile negarlo, nella Lega i malumori verso il governo Draghi iniziano a essere tangibili, soprattutto dopo l'ultimo Decreto che impone l'obbligo vaccinale agli over 50 e il super green pass per i lavoratori. Nel partito del Carroccio non si è mai fatto mistero del fatto che si sia sì per i vaccini, ma non per le imposizioni. Insomma, con un'attenta campagna di sensibilizzazione per i leghisti si possono ottenere grandi risultati, ma il diritto al lavoro è sacrosanto e sospendere chi non accetta di inocularsi anche solo la prima dose non è accettabile in una democrazia che possa definirsi tale. D'altronde, il retroscena la dice lunga. L'altro ieri sera il Mise diffonde una nota non conciliante firmata dai tre ministri leghisti, Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia ed Erika Stefani con cui si dice senza mezzi termini: «Siamo responsabilmente al governo, ma non acquiescenti a misure, come gli obblighi che incidono profondamente sulla libertà al lavoro che è tutelata dalla Costituzione o a misure senza fondamento scientifico visto che la maggioranza assoluta dei ricoverati Covid ha ben più di 60 anni - precisano -. Inoltre, manca l'assunzione esplicita di responsabilità dello Stato quando si introduce un obbligo vaccinale».
Oltretutto, durante la riunione che detta le nuove linee guida, Garavaglia avrebbe sottolineato più volte «i distinguo leghisti», proponendo anche «la possibilità di accedere all'anticipo del Trattamento di fine rapporto per coloro che sono sospesi dal lavoro perché sprovvisti del 2G, ottenendo che si parli dei questa possibilità nel prossimo Consiglio dei ministri che affronterà il tema ristori. E soprattutto, sventa il pericolo che l'obbligo vaccinale scenda agli over 40». E poi c'è Giorgetti, che fa sapere di aver «informato Mario Draghi che per motivi familiari non sarà presente alla cabina di regia e al Cdm», mentre si rincorrono i rumors di un suo possibile addio dal ministero.
Nel comunicato che ne annuncia l'assenza si demoliscono ricostruzioni di stampa relative a presunti contrasti sulle misure anti Covid. La linea è quella di assumere un atteggiamento «deciso», ma non di scontro. «Insomma - spiega qualche dirigente della Lega - noi mica vogliamo uscire dall'esecutivo. Siamo lì per fare da cani da guardia, per fare da cuscinetto, per cercare di contrastare quelle azioni che Pd e 5 stelle tentano di portare avanti danneggiando il Paese». Nel comunicato si dice che Garavaglia assumerà la guida della delegazione del partito alle due seguenti riunioni del governo. Ciò scatena le reazioni del Pd che insiste sull'obbligo vaccinale voluto anche da Italia viva, Leu e Forza Italia (contrario Movimento 5 stelle ). Per Garavaglia «la posizione della Lega sulle misure anti-Covid prevede la vaccinazione obbligatoria per gli over 60, proprio per tutelare le fasce più fragili della popolazione».
Sempre dalla dirigenza del partito del Carroccio fanno sapere che per adesso «non c'è interesse a uscire dal governo. Anche perché - precisano - a breve ci sarà la partita per il Colle e Matteo Salvini ha le sue carte da giocare. Non è il momento, serve responsabilità per la tenuta del Paese. Serve agire dall'interno per contenere eventuali problemi e prese di posizione sbagliate.
Se uscissimo ora sarebbe il caos». E c'è chi ricorda che «buona parte degli italiani sta subendo un'ingiustizia, quella derivante da imposizioni che vanno contro la Costituzione». Ma per ora resta lontano il tempo delle prossime elezioni.
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