Stretta a Fiumicino e Malpensa. Rimpatrio per 152 bengalesi

Sbarco vietato nei due scali e passeggeri respinti per motivi sanitari. Lettera di Speranza all'Ue: "Più rigore"

Stretta a Fiumicino e Malpensa. Rimpatrio per 152 bengalesi

Se l'Europa non ha dato una gran prova di unione nella gestione dell'emergenza Covid in fase 1, è chiamata a farlo ora. Il pericolo contagi arriva infatti dai paesi extra Ue ed extra Schengen e va fermato prima che dilaghi. Per questo sono stati bloccati i voli dal Bangladesh e respinti «per motivi sanitari» 40 passeggeri bengalesi a Malpensa e 112 a Fiumicino, a bordo di un volo proveniente da Doha, Quatar. Il rischio arriva anche dall'Est Europa con le badanti che da inizio luglio stanno rientrando in Veneto e un altro focolaio sembra importato dal Venezuela. I controlli sono serrati ma devono rimanere tali, senza che i Paesi seguano linee diverse. Sarà pur vero che i numeri dell'infezione non sono allarmanti, ma in questo momento l'Italia non può certo permettersi il «virus d'importazione».

«Oggi più che mai serve una politica comune nella gestione dell'emergenza Covid-19» scrive il ministro alla Salute Roberto Speranza in una lettera inviata al Commissario Ue alla Salute e alla Sicurezza alimentare, Stella Kyriakides, e al ministro della Salute tedesco, Jens Spahn. «Ho stabilito - spiega - in accordo con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, di sospendere per una settimana i voli provenienti dal Bangladesh. In considerazione di tali sviluppi - che caratterizzano tanti Paesi europei - riterrei opportuno delineare insieme nuove rigorose misure cautelative per gli arrivi da aree extra Schengen ed extra Ue. In tale contesto chiederei a Commissione e presidenza di promuovere un maggiore coordinamento tra gli Stati membri e garantire, così, una maggiore efficacia alla realizzazione dell'obiettivo di contenere la diffusione di contagi causati da focolai di origine esterna».

Non è quindi escluso che il blocco dei voli dal Bangladesh sia prolungato ben oltre i sette giorni previsti ora e che sia esteso anche agli aerei provenienti da altre zone a rischio, come già accaduto con la Cina. Da chiarire tuttavia come gestire i cittadini che vivono e lavorano regolarmente nel nostro Paese e che magari stavano rientrando dopo un periodo trascorso nel loro paese di origine.

Per ora l'Italia dà il buon esempio: martedì è arrivato un volo charter da Dacca (Bangladesh) con 274 passeggeri immediatamente sottoposti a tampone. In 36 sono risultati positivi ma si attendono ancora i risultati di altri 160. Test anche per i 112 bengalesi sul volo atterrato ieri da Doha, respinti in base a un provvedimento di Polaria, la polizia di frontiera aerea. Gli altri viaggiatori tecnicamente autorizzati allo sbarco sono stati invece sottoposti a tampone in aeroporto «in quanto potenziali casi di contatto», spiega il responsabile dell'Unità di Crisi Covid-19 della Regione Lazio, Alessio D'Amato. Inoltre è stato attivato il 118 per l'assistenza ad una donna del Bangladesh in stato di gravidanza che verrà trasferita presso il Policlinico Gemelli. A Roma continua la ricerca di 1.300 bengalesi sbarcati nei giorni scorsi e in circolazione in città. Ma la speranza di fermare per tempo gli infetti aumenta.

Dopo i primi appelli caduti nel vuoto, la comunità bengalese sembra aver recepito il messaggio lanciato dalla Regione Lazio martedì: mercoledì si sono presentati in 300 ai centri Asl della città e ieri oltre cento. Per ospitare i positivi son state messe a disposizioni strutture alberghiere e la «succursale» Covid dello Spallanzani.

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