Tredici anni di attesa. Tanto che al Senato Matteo Salvini aveva scomodato l'Iliade. Ora ci siamo, il decreto sugli autovelox è pronto o quasi. Ci vorranno ancora un paio di settimane, poi il testo, annunciato lunedì dal Giornale, diventerà il nuovo decalogo per milioni di automobilisti e guidatori che affollano le nostre strade. La filosofia di fondo è semplice: questi apparecchi devono servire per prevenire gli incidenti, non per fare cassa. «Capisco - spiega il vicepremier a Rtl102.5 - che li si voglia mettere vicino a una scuola o a un ospedale», meno che li si collochi sulle arterie nevralgiche per fotografare le infrazioni.
Ecco allora due o tre regole per indirizzare il provvedimento che dovrà essere firmato, prima di diventare operativo, da Matteo Salvini e da Matteo Piantedosi: nei Comuni ci dovrà essere una distanza minima per segnalare il dispositivo e soprattutto l'autovelox non potrà essere installato nelle cosiddette zone 30, quelle in sostanza che prevedono un limite di velocità di 30 km l'ora.
Qui questi apparecchi saranno banditi: attenzione perchè le zone30 sono in grande espansione, ma non piacciono al ministro delle infrastrutture che sul punto ha aperto una polemica col Comune di Bologna. In sostanza, non potranno esserci autovelox nelle zone urbane dove il limite sia già inferiore ai 50 chilometri l'ora.
Semplificando: dove già si va piano, è inutile, se non peggio, introdurre nuove strettoie.
Sulle strade extraurbane, come anticipato dal Messaggero, il criterio è lo stesso, ma naturalmente rivisitato sul cruscotto: si potrà scendere di venti chilometri l'ora rispetto al limite previsto in quel tratto, non di più. Insomma, se si viaggia su una superstrada che prevede i 110 km l'ora, l'autovelox sarà tarato a 90 km l'ora, non a 80 o 70. Non solo: dovrà essere segnalato un chilometro prima.
«Sulle strade larghe il limite di 50 chilometri l'ora - insiste il ministro - serve a fare multe». Poi, sempre dai microfoni di Rtl 102.5, Salvini cita l'impianto di viale Fermi a Milano, il classico vialone che porta fuori dalla metropoli e dove appunto le multe arrivano a grappoli. Anche se, va precisato, in quel caso come in altri (ad esempio sempre a Milano la trafficatissima via Palmanova) l'auto o la moto possono correre a 70 chilometri l'ora.
«Non può esserci il fai da te - conclude il leader della Lega - pensiamo ad un'omologazione nazionale». Parole perfettamente in linea con il post diffuso domenica, dopo aver letto un'inchiesta del Sole24Ore che parlava del boom di sanzioni sulle strade italiane.
Basta con la «giungla» degli autovelox, aveva tuonato il ministro che poi aveva aggiunto: «I rilevatori di velocità sono utili nei punti e nelle strade più a rischio, ma non possono essere piazzati ovunque, senza alcuna motivazione di sicurezza, solo per tartassare lavoratori e automobilisti».
Dunque, siamo alla vigilia di una piccola, grande rivoluzione che sta a cuore a milioni di persone. E naturalmente il vicepremier che si è intestato questa battaglia vuole giocare anche sul piano elettorale. Gli autovelox formato bancomat che prelevano dalle tasche dei contribuenti sono un incubo per migliaia di persone che ogni giorno devono fare i conti con queste macchine implacabili. Quindi l' eliminazione di quegli apparecchi che incidono più sui conti delle famiglie che non sulla contabilità degli incidenti potrebbe essere un jolly da mettere sul tavolo in vista delle prossime elezioni Europee e amministrative.
Questo non vuol dire che si rinunci alle politiche della sicurezza, anche se si attende il testo finale perchè i dettagli a volte fanno la differenza. E peró un dato è innegabile: ci sono autovelox sistemati su strade di grande scorrimento nel territorio di piccoli comuni che «mietono» migliaia di vittime ogni anno e tengono in piedi i bilanci di questi minuscoli paesi. La loro stagione dovrebbe volgere al termine.
Anche i dispositivi posti su veicoli in movimento dovranno essere ripensati e in ogni caso subiranno una
stretta. Si potranno utilizzare solo dove non sia possibile collocare postazioni fisse o mobili. E dovranno essere resi visibili.Insomma, l'epoca delle sorprese e degli «agguati» dietro una curva o una siepe sta per finire.
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