La studentessa chiede: "Battisti era fascista?". E il prof "rosso" le dà 4

Il padre della 13enne: "Non voleva provocare. Ha fatto una domanda, è lui che è di sinistra"

La studentessa chiede: "Battisti era fascista?". E il prof "rosso" le dà 4

È la solita storia, anzi - in questo caso - la solita musica. «Fascista» è un'orrenda offesa (tanto da meritare un bel 4 e una nota disciplinare sul registro); «comunista» è invece un simpatico complimento.

Lo ha imparato, a sue spese, la studentessa tredicenne di una scuola media genovese, «rea» di aver detto al suo insegnante: «Prof, ho sentito dire che Lucio Battisti era fascista». Apriti cielo. All'aggettivo «fascista» - abbinato al nome proprio di cantautore «Lucio Battisti» - il docente è (sarebbe) andato su tutte le furie, «suonandogliele» di santa ragione all'impertinente (?) alunna. No, niente percosse, per fortuna, ma «solo» un 4 sul registro accompagnato da una nota disciplinare, che il prof ha così motivato: «Interviene fuori luogo, in modo ineducato e provocatorio. Accosta cronologicamente il fascismo ai cantautori degli anni 60/70. Ride». Questa almeno la versione riportata ieri in prima pagina dal Secolo XIX e poi ripresa da decine di siti di informazione, che non hanno mancato di arricchire la notizia con gustose infiocchettature non si sa bene però quanto verificate.

Il Secolo d'Italia, ad esempio, avrebbe accertato che «il professore in questione, sulla sua pagina Facebook, professa il suo credo vegano e la sua passione per Grillo, Travaglio e Gino Strada»; preferenze che - almeno agli occhi del «quotidiano della destra italiana» - configurano, se non un identikit criminale, quantomeno un profilo sospetto.

«Mia figlia non voleva provocare nessuno - conferma al Giornale il padre della «ineducata» tredicenne -, ha semplicemente posto un quesito. La verità è che il prof che l'ha punita è talmente ideologizzato che, alla sola parola fascista, ha tirato fuori il registro di classe».

E c'è chi scommette che se la domanda fosse stata di diverso tenore, del tipo: «Prof, ho sentito dire che Pierangelo Bertoli era comunista», il docente vegetariano - pur, forse, mangiando la foglia - non avrebbe fatto un plissé.

«Sono rimasto sconcertato non tanto per il voto, mia figlia ha tutti 9 e 10, quanto per il metodo - aggiunge l'indignato papà -. Un'adolescente pone una questione, dà un'opinione, e invece di creare dibattito la si censura».

Ma il prof sotto accusa, non ci sta e rilancia: «Il 4 e la nota disciplinare sono la conseguenza del suo comportamento irrispettoso, fascismo e Lucio Battisti non c'entrano nulla».

Ma ora, a parte le tesi contrapposte della studentessa e del professore, una domanda sorge spontanea. E cioè: ma Lucio Battisti era davvero fascista?

Ad alimentare la leggenda (più o meno metropolitana) fu, tra l'altro, la copertina dell'album «Il mio canto libero» con una selva di braccia alzate al cielo.

«Dissero che era il saluto fascista», ricorda Mogol Peccato che a ideare quella copertina fosse stato Caesar Monti, fotografo e personaggio legato alla controcultura di quegli anni. Insomma, uno di sinistra. E infatti per trovarne conferma basta guardare l'immagine in oggetto: quelle braccia nude volte al cielo ricordano più un'invocazione a Dio che al Dux.

Almeno così appare. A noi!

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