Piuttosto che sentire ancora addosso le mani di quei tre estranei, ha rischiato la vita: si è lanciata dalla finestra per scappare. Un volo di cinque metri che le ha provocato varie fratture e un trauma cranico. Così una donna di 37 anni, origini somale, senza fissa dimora, è fuggita a uno stupro di gruppo in un appartamento di Bologna.
La vittima sarebbe stata attirata nell'appartamento di uno dei tre ragazzi, in pieno centro, con la scusa di consumare cocaina. «Te la offriamo noi» le avrebbero detto. Una volta in casa invece le è stato proposto di consumare un rapporto. Lei si è rifiutata. «Me ne vado» avrebbe ripetuto più volte.
Ma i tre l'hanno trattenuta e violentata per ore. Prima uno, poi l'altro, poi il terzo amico. Un incubo da cui lei ha cercato di fuggire come ha potuto: senza quasi pensarci ha scavalcato la finestra e si è gettata dal primo piano. Ha battuto la testa a terra perché i tre ragazzi hanno cercato di fermarla, impedendole di saltare atterrando con i piedi e facendole perdere la coordinazione. Non è svenuta e ha cominciato a gridare, dolorante a terra. I vicini si sono svegliati per quelle urla all'alba e hanno chiamato i soccorsi. La 37enne è stata trasportata al pronto soccorso dell'ospedale Maggiore: è ancora ricoverata, ma a breve dovrebbe essere dimessa. Lì ha raccontato dello stupro.
Immediatamente sono partite le indagini, che hanno portato all'arresto dei tre ragazzi: un 22enne, italiano, proprietario della casa, e due tunisini di 17 e 18 anni. Tutti e tre hanno precedenti di polizia, principalmente per reati contro la persone. I due maggiorenni sono finiti in carcere, il 17enne all'Istituto penale minorile. I tre, dopo l'arrivo dell'ambulanza, si erano dileguati e avevano pensato di dividersi per far perdere le proprie tracce.
Il giovane di 22 anni, disoccupato, origini piemontesi ma residente da tempo a Bologna, è stato rintracciato nella provincia di Pesaro Urbino. Il 18enne è stato arrestato a Sesto San Giovanni (Milano), mentre il 17enne si trovava nell'hinterland bolognese. Questi ultimi due, a quanto risulta, si erano conosciuti in una comunità per minori non accompagnati nella quale erano stati collocati dopo il loro arrivo in Italia, nel 2023. Devono rispondere di violenza sessuale di gruppo aggravata e sequestro di persona.
Le indagini sono partite, inizialmente, per omissione di soccorso, ma l'Arma è riuscita a ricostruire l'intera vicenda grazie alle testimonianze della donna, alle immagini delle telecamere di videosorveglianza e all'analisi dei cellulari.
Fondamentale è stato anche il contributo dei cittadini, come ha sottolineato il tenente Guido Rosati, comandante ad interim della compagnia Bologna centro dei carabinieri, che «si sono messi subito a disposizione per raccontare quanto avevano visto e sentito».E la storia emersa è estremamente squallida e racconta di un disagio e un vuoto emotivo enormi. Scaturiti in abuso fisico, in violenza di gruppo, senza che un ragazzo fermasse l'altro.
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