Milano - Un altro incontro serale «tra conoscenti», in questo o quel locale sotto la Madonnina. Un altro «invito amichevole» nottetempo a riaccompagnare a casa la signorina in questione, magari con una bella vettura nera da tassista, che seppure abusivo fa sempre una certa figura e ammanta il tutto di una coltre di protezione, di innocuità. L'epilogo, purtroppo, ha però ancora una volta i tratti feroci di uno stupro in piena regola. Con l'ennesima corsa alla clinica «Mangiagalli» per accertare l'abuso sessuale di una poveretta il cui stupratore, una volta catturato, si limita a sminuire, anche piuttosto scocciato, quanto accaduto. «Siete qui per la discussione che ho avuto stanotte con quella ragazza?» è infatti ciò che ha chiesto ai carabinieri della compagnia di Corsico Hali Mohamed, il marocchino 30enne ora in carcere a San Vittore con l'accusa di sequestro di persona, rapina e violenza sessuale per aver convinto una connazionale di 32 anni a salire sul suo taxi abusivo fuori da una discoteca in zona Corvetto, per poi rapirla, trascinarla nel suo appartamento e stuprarla. I militari lo hanno fermato mentre, a piedi, la mattina successiva e poche ore dopo la violenza, tentava di allontanarsi dalla sua abitazione di Corsico.
Dieci casi di violenza sessuale in due mesi. Le forze dell'ordine si affrettano a negare l'esistenza della serialità, ma nessuno osa più sbandierare lo slogan di una «Milano sicura» dove i dati in calo dei crimini denunciati dimostrerebbero, sulla carta, quello che nella realtà è invece così diverso. Troppi abusi e aggressioni a scopo di stupro. Tra la fine di luglio e il mese di agosto cinque casi nella sola città di Milano, uno a settembre. E stiamo parlando solo degli episodi risolti, i cui colpevoli - tutti stranieri, perlopiù pregiudicati e clandestini - sono finiti in manette o sono stati denunciati in un breve lasso di tempo. Dopo che venerdì mattina una donna italiana di 70 anni è stata rapinata e violentata mentre rientrava nel suo appartamento, alla Bovisasca, a nord di Milano, diventando così il sesto caso di stupro in meno di due mesi (per il momento ancora senza un colpevole) la Procura di Milano ha ammesso l'esistenza, sempre in varie zone dell'area cittadina, di ben quattro casi di violenze sessuali sui cui responsabili sta cercando di far luce, al momento senza successo. Gli inquirenti smentiscono l'esistenza di qualsivoglia legame tra i vari episodi, tuttavia è chiaro che il ben noto desiderio di non creare allarmismi, che molto spesso porta a tenere le inchieste per stupro sotto silenzio, sta lasciando spazio alla necessità, molto più impellente in questo momento, di fare chiarezza, di trovare elementi di confronto, testimonianze, piste investigative, ma anche di invitare le signore residenti sotto la Madonnina - pur senza angosciarle - a fare molta a più attenzione a come e dove si muovono.
Anche perché, in barba all'utilità di certe cortine fumogene, la psicosi dello stupratore a Milano è direttamente proporzionale al numero degli abusi sessuali «in strada»: sta crescendo in maniera preoccupante. E le cifre dei crimini in calo fanno solo rabbia.
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