Sua Maestà e il campione: se l'"odio" dura come l'amore

Gli inglesi non scordano e invocano il Var retroattivo Il portiere Shilton: "Mai chiesto scusa per il gol di mano"

Sua Maestà e il campione: se l'"odio" dura come l'amore

Nemmeno adesso, che è trapassato senza che nessuno potesse vedere le sue spoglie, Diego Armando ha trovato pace sull'isola della regina Elisabetta. La mano de Dios è passata nelle mani di Dio, così hanno titolato, con la perfidia tipica degli inglesi, i fogli britannici ricordando quella domenica di giugno, era il giorno 22 del 1986, quando sul prato verdissimo dell'Azteca di Città del Messico, Diego Maradona segnò il gol rubando il tempo alla goffa uscita del portiere Shilton, usando però il pugno galeotto della mano sinistra, per il suo rififì storico e mondiale: «Quel primo gol fu come rubare il portafoglio agli inglesi, il secondo servì per farli tacere». Così parlò Diego e le parole non hanno mai smesso di ronzare nella testa dei leoni di Wembley. Di mezzo c'era la vendetta degli argentini per lo sgarbo di quattro anni prima, una sconfitta della Nazione sulla terra delle Malvinas diventate Falkland. Maradona lo aveva confessato, prima di quella partita i calciatori dell'albiceleste non avevano parlato d'altro, il football non deve avere nulla a che fare con la politica, questo avrebbero detto alla stampa ma dentro lo spogliatoio il vulcano sputava lapilli, c'era un popolo da vendicare, c'era Argentina unida da rimettere assieme. Senza saperlo, Diego Armando, l'hombre vicino alla sinistra rivoluzionaria, il compagno di Fidel, il ragazzo che si sarebbe fatto tatuare il Che sul braccio destro, segnò quel gol per riscattare Leopoldo Galtieri, il capo del regime militare anticomunista che, per difendere il proprio potere traballante, aveva deciso, il 19 di marzo del 1982, di spedire 50 soldati verso l'arcipelago che all'inizio dell'Ottocento i coloni argentini avevano occupato ma che, nel 1833, gli inglesi avevano liberato prendendone possesso e cacciando i colonizzatori.

Un secolo dopo, era arrivato il momento di riprendersi quella terra di pochi e di nessuno, ai 50 militari si aggiunsero mezzo migliaio di ragazzi, coscritti, inesperti, impreparati alla guerra che Margareth Thatcher portò su quel pezzo di terra nell'oceano atlantico meridionale. Settantadue giorni di morte per i ragazzi di Baires, quattro anni dopo, le lacrime tornarono a rigare i volti dei tifosi argentini nello stadio messicano. Gli inglesi pensavano di poter vivere di rendita, eternamente convinti di essere non soltanto i creatori ma i depositari del football. Diego Armando Maradona li scosse dal sogno e dal sonno, la storia già acida, riprese. L'aria era infatti pesantissima nel campionato inglese, Ardiles e Ricardo Villa, entrambi del Tottenham, accolti con le fanfare, avevano preso a subire fischi, insulti, intimidazioni e umiliazioni in ogni stadio fuori dal White Hart Lane, il cugino di Ossie Ardiles, Josè Leonardo, pilota del caccia della Fuerza Aerea argentina, venne abbattuto dall'aereo della Royal Navy.

Osvaldo Ardiles se ne andò, qualche tempo dopo, in America ma restò amico principale di Maradona, consegnandoli la missione, la vendetta. Così fu, così accadde. Oggi gli inglesi regalano applausi e sterline agli argentini della Premier League ma non hanno mai dimenticato la mano de Dios. Hanno atteso che riposasse in pace, per consegnarla al vero Dio.

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