Suarez, esame-farsa di italiano. Indagati prof e dirigenti Juve

Sospesi i vertici dell'Università per stranieri di Perugia Il dg Paratici accusato di falso: "Pressioni dal club"

Suarez, esame-farsa di italiano. Indagati prof e dirigenti Juve

La catastrofe piomba sulla Juventus nel pieno del campionato più anomalo e incerto degli ultimi anni: ed è una catastrofe che costringe il club degli Elkann a fare i conti con un capitolo della sua storia recente da cui forse sperava di uscire incolume. Lo spettro di Luis Suarez, il calciatore uruguaiano che la Juve voleva portare in bianconero all'inizio di questa stagione, irrompe di nuovo sulla scena, a due mesi di distanza dalle prime avvisaglie di tempesta. A settembre, a finire accusati di corruzione per avere truccato le carte dell'esame di italiano del Pistolero per consentirgli di ottenere il passaporto italiano erano stati i vertici dell'Università per stranieri di Perugia, e il club di era affannato con qualche successo a proclamarsi estraneo al magheggio. Ma ora si scopre che la Procura di Perugia in questi mesi è andata avanti a scavare. E ieri ha fatto partire un siluro a pelo d'acqua contro il club campione d'Italia: il suo direttore generale Fabio Paratici, l'uomo che ha raccolto lo scettro dei Moggi e dei Marotta, viene raggiunto da un avviso di garanzia per avere mentito ai pm l'11 novembre scorso, quando venne interrogato come testimone. In contemporanea viene sospeso dal servizio per otto mesi l'intero stato maggiore dell'università di Perugia, accusato di essersi fatto corrompere per passare sottobanco e in anticipo a Suarez tutte le domande dell'esame.

Certo, ad affossare la Juve manca ancora un tassello. Paratici per ora è accusato «solo» di falsa testimonianza. Ma nessun altro incarna al suo posto la veste del corruttore, della figura per ora senza volto che avrebbe offerto al rettore Giuliana Grego e ai suoi una serie di contropartite assai concrete in cambio dell'aiuto a Suarez. E perché mai Paratici avrebbe dovuto raccontare frottole ai magistrati, se non per coprire le responsabilità bianconere (nella persona di lui stesso, o di qualcuno ancora più su) nello sporco affare Suarez?

Di certo, è che l'avanzare dell'indagine sembra fare piazza pulita della linea difensiva su cui finora la società si era attestata: quando Suarez ha fatto l'esame, dicevano da Torino, era già uscito dal nostro campo visivo, non ci interessava più perché era chiaro che non avrebbe ottenuto la cittadinanza italiana in tempo per acquistarlo. Ma l'indagine di Perugia si è focalizzata su quanto accadde prima, quando l'attaccante sudamericano era in cima alla wish list della Juventus. È in quel momento che ne accadono di tutti i colori per avere la certezza che Suarez diventi italiano, grazie alla moglie oriunda e soprattutto grazie ad un esame di italiano vergognosamente compiacente. «Una porcheria», lo definì un docente.

A rendere nota la svolta è direttamente Raffaele Cantone, capo della Procura di Perugia, che nei mesi scorsi aveva preso male le fughe di notizie sulla vicenda. Ma ieri è stato lui a diramare il comunicato in cui si dice senza mezzi termini che le indagini hanno consentito di «comprendere come, nei primi giorni del mese di settembre del 2020, la dirigenza della Juventus si fosse attivata, anche ai massimi livelli istituzionali, per accelerare il riconoscimento della cittadinanza italiana nei confronti di Suarez».

Solo un rivolo, un guado largo quanto un passo, separa a questo punto l'indagine dalla mossa finale, l'accusa di corruzione ai «massimi vertici istituzionali» della Juve. Il primo passo in questa direzione è l'incriminazione per falso e l'interdizione di Maria Turco, l'avvocato torinese che aveva fatto da intermediaria con i vertici dell'università. Con lei viene indagato il suo collega Luigi Chiappero; entrambi lavorano nello studio di Vittorio Chiusano, il defunto presidente della Juventus.

In settembre, nella prima ondata dello scandalo, l'ufficio stampa bianconero aveva diffuso una dichiarazione della Turco che oggi suona quasi tragicomica, il legale sosteneva di avere avanzato chiaramente all'ateneo «la richiesta che l'esame avvenisse in presenza e senza alcun trattamento di riguardo». Bene, si tratta dello stesso esame e della stessa Turco che a un esaminatore, si scopre ora - raccomanda: «Dobbiamo fargli una roba da principianti». Per conto di chi? La tempesta è solo agli inizi.

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