Soldi, subito, «tutti quelli che ci sono in cassa», spiegano a Palazzo Chigi, per «tamponare il disastro». Quattro, forse cinque miliardi, forse di più, tanto servirebbe solo per la prima emergenza, ma sono stime a spanne perché la situazione è talmente complicata che «è difficile anche calcolare i danni». E insomma , «comunque li troveremo», assicura Giorgia Meloni, magari dal Fondo europeo di solidarietà, intanto domani il Consiglio dei ministri approverà un primo stanziamento di 20 milioni, cioè lo stretto necessario «per contenere l'alluvione e salvare vite umane», come dice Francesco Lollobrigida. Poi, racconta Gilberto Pichetto Fratin, «per aiutare i cittadini e le imprese verranno sospese le scadenze giudiziarie, il pagamento di luce, gas, rifiuti e degli adempimenti fiscali».
Dunque un sostegno a due tappe. La prima è dettata dall'urgenza giorno dopo giorno, sempre diversa e sempre più pressante, il dramma di un pezzo d'Italia sott'acqua e ancora esposto. Il governo sta tracciando la mappa delle zone colpite seguendo la strada che si usa per i terremoti, con lo scopo di intervenire nella maniera più chirurgica possibile. «Dobbiamo ripristinare la viabilità, rafforzare gli argini, sfangare le aree pubbliche, aiutare la gente», racconta Pichetto. Essenziale in questa fase «il confronto con le autorità del territorio», che è partito pare con il piede giusto. «Con l'esecutivo il rapporto è ottimale», conferma Stefano Bonaccini, presidente della Regione. Certo, oltre ai 20 milioni per la Protezione civile serve una mano subito, ora. I tecnici del Tesoro stanno scavando nelle famose e misteriose «pieghe del bilancio» e sperano di tirare fuori un miliardo.
«Faremo tutto ciò che è necessario per aiutare la popolazione dell'Emilia-Romagna - annuncia Antonio Tajani - con una serie di provvedimenti economici, con il rinvio di bollette e pagamenti vari. Sosterremo le aziende che puntano sulla esportazione, facendo sì che anche i fondi dell'Ici vengano destinati all'internazionalizzazione». Un apposito decreto estenderà poteri e risorse della Protezione civile e solleverà i comuni dagli adempimenti in scadenza.
La seconda tappa riguarda la ricostruzione. Il governo non vuole usare il Pnrr ma pensa ai fondi di solidarietà, però si tratta di un discorso in prospettiva. «Bisognerà prima completare una valutazione precisa dei danni e verificare quali sono le priorità, in accordo con gli enti locali», dice il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano. Domani infatti dopo il Cdm Meloni e i ministri interessati incontreranno Bonaccini e le forze sociali. Capitolo a parte la messa in sicurezza del territorio, l'operazione più lunga e costosa.
Sarà quello il momento, dice ancora Lollobrigida, «di guardare gli effetti disastrosi sulle attività produttive e l'agricoltura e provvedere, perché qui q c'è il rischio di perdere i raccolti per i prossimi tre o quattro anni».
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