«Non è compito dei ristoratori o dei gestori delle altre attività dove è obbligatorio il green pass verificare l'identità dei titolari. A loro spetta solo accertarsi che chi entra abbia la certificazione verde». Dopo le polemiche dei giorni scorsi, è il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese a fare chiarezza sulle modalità di applicazione del certificato. Un aspetto, quello dei controlli, che non viene affrontato nel decreto del 6 agosto. Anche se la app ufficiale del governo VerificaC19, sviluppata per appurare la validità del pass, prevede che i gestori controllino la corrispondenza dei dati anagrafici del titolare e quelli di un documento. Seppur il controllo dell'identità sia di routine in altre circostanze, come negli hotel, i ristoratori e i titolari degli esercizi non intendono farla: «Non siamo pubblici ufficiali».
Il ministro conferma e annuncia, a breve, una circolare di chiarimento. Ma intanto solleva dal compito i gestori, specificando però che non è neanche compito delle forze dell'ordine: «Non si può pensare che l'attività di controllo venga svolta dagli agenti di polizia. Significherebbe distoglierli dal loro compito prioritario che è garantire la sicurezza». Le verifiche saranno fatte a campione, in collaborazione con la municipale. In serata però il Viminale interviene per sottolineare che le forze di polizia «sono pienamente impegnate per garantire il rispetto delle regole sull'utilizzo del green pass». E se qualcuno verrà sorpreso all'interno di un locale con un pass non suo, scatterà la denuncia per falso. «Nessuna minaccia alla democrazia, la salute pubblica ha la priorità», sottolinea la Lamorgese.
Soddisfatta dei chiarimenti ufficiali Confesercenti: «Confermano quanto abbiamo sempre sostenuto: gli imprenditori dei pubblici esercizi non possono chiedere i documenti dei clienti. Un sollievo per i gestori, che si erano trovati calati nell'improprio compito di agenti di pubblica sicurezza». Per Fipe Confcommercio ora è necessario togliere le sanzioni, perché un gestore non può essere responsabile se un cliente esibisce il green pass di un altro: «La responsabilità deve restare in capo al cliente».
Di certificato verde si continua a parlare anche nell'ambito delle discoteche, le uniche attività rimaste al palo nonostante il proliferare di serate in cui si balla fuori di ogni regola e di locali che ignorano i divieti consentendo ai giovani di scatenarsi in pista, anche a costo di rischiare la chiusura, come accaduto nel week end a tre discoteche in Romagna. Gli addetti ai lavori sono sul piede di guerra, al punto che domenica qualcuno di loro ha portato la protesta sulla spiaggia toscana dove il ministro Speranza sta trascorrendo le vacanze con la famiglia. Sono arrabbiati, ce l'hanno con il governo che di fatto «ha legalizzato l'illegalità». Lo sfogo è di Gianni Indino, presidente del sindacato italiano locali da ballo dell'Emilia-Romagna. «Si balla dappertutto - dice - in spiaggia, negli alberghi, nei ristoranti, tutte realtà che però non vengono sanzionate. Non si può chiudere una piazza, ma si può chiudere una discoteca e lo si fa a cuor leggero». Sono mesi che chiedono di aprire con il green pass, ma nessuno li ha ascoltati. Anche se c'è chi, all'interno dello stesso governo, ritiene il certificato verde lo strumento adatto per farli ripartire. «Quello delle discoteche è un settore al quale dobbiamo dare una risposta, perché parliamo di oltre 3mila attività con 100mila occupati e un fatturato di oltre 2 miliardi», sostiene il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, su La7. Altro grido d'allarme si leva dall'associazione dei parchi di divertimento. Nonostante gli sforzi, che vedono per esempio Mirabilandia offrire tamponi gratuiti, nel primo weekend del green pass è stata registrata una perdita media del 50% degli ingressi rispetto al fine settimana precedente. Un calo netto, legato al fatto che i parchi si rivolgono prevalentemente ai teenager, fascia della popolazione tra le meno vaccinate.
Il rodaggio della certificazione verde, insomma, è tutt'altro che finito; anche se i dati (forniti dal ministro Speranza) sono incoraggianti: 20 milioni di pass scaricati in tre giorni. Nella scuola l'obbligo per il personale scolastico continua a far discutere e la Lega, con Rossano Sasso, che è sottosegretario all'Istruzione, sta lavorando per migliorare il pass.
«Siamo sicuri che sospendere i docenti sprovvisti e lasciarli senza stipendio sia la mossa giusta? Siamo proprio certi che i dirigenti scolastici con tutta la mole di lavoro che normalmente hanno, peraltro già notevolmente appesantita dalla pandemia, abbiano mezzi e uomini per trasformarsi anche in vigilanti, pena essere sanzionati anche loro?».
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