
«Milano è una città di cui andare orgogliosi: se vi sono stati comportamenti scorretti, spetterà ai tribunali accertarlo, nel rispetto della presunzione di innocenza e del diritto a un giusto processo. Ma non si può abbandonare questa città all'immobilismo». Il senatore di Italia viva Ivan Scalfarotto, interviene sul tema del giorno dopo le mosse della Procura di Milano e il conseguente cambio di passo del Pd.
Si rischia l'immobilismo?
«Affondare il Salva Milano è uno smacco della politica. Ora a rischiare sono soprattutto le centinaia di persone che hanno comprato una casa che ancora non hanno visto realizzata. Per non parlare dell'indotto. Con tutte le aziende che praticamente rischiano di bloccarsi».
Come mai proprio ora arrivano i primi avvisi della Procura?
«Non lo so. Comunque negli ultimi dodici anni non mi pare di aver sentito alcuna voce politica che sollevasse dubbi sulla presunta speculazione edilizia. D'altronde da quello che è risultato fino a un anno fa l'applicazione che il Comune ha dato a quelle norme era considerata pacificamente quella giusta».
Norme troppo vecchie e vincoli poco realistici?
«Milano in questi anni è cresciuta bene acquisendo un grande prestigio. Con la riqualificazione di molte aree. Con costruzioni su aree precedentemente edificate senza consumare nuovo suolo. Questa situazione però rischia di fermare tutto e a rimetterci sarà non solo la città ma tutto il Paese».
Cosa consigliate a Sala?
«Il sindaco ha dato buona prova di sé già con il Piano casa. Qui c'è da affermare il primato della politica. Perché qui sembra che le decisioni sulle politiche del territorio le prenda più la magistratura della politica».
Costruire molto e in fretta non è rischioso?
«Uno di rischi delle città che si sviluppano velocemente (penso a Barcellona e a Lione) è la gentrificazione. Però io non credo alla decrescita felice. Secondo me non si deve interrompere lo sviluppo di Milano. D'altronde la creazione della ricchezza è il presupposto della redistribuzione della ricchezza stessa».
Tornando al primato della politica però si registra il passo indietro del Pd.
«Questo proprio non lo capisco, visto che il Pd è presente in Giunta in forza. Criticare la norma per come è stata finora applicata non mi sembra l'abbia mai fatto. Anzi alla Camera anche i dem hanno votato per la norma interpretativa sulla legge urbanistica».
Che scenario si apre?
«Non credo ci sarà una crisi politica. La maggioranza deve raddoppiare semmai gli sforzi per far crescere la città. L'interruzione dell'attività amministrativa sarebbe un ulteriore problema».
Ora tocca al
legislatore?«Gli strumenti urbanistici sono molto datati ed è per questo che c'è anche un problema interpretativo. D'altronde le esigenze di sviluppo di una città come Milano non sono le stesse di una località di vacanza».
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