C hiusa la fase preliminare con la consegna delle richieste di emendamento, si apre l'ultima e decisiva settimana per il Rosatellum bis, la riforma della legge elettorale che dovrebbe ottenere il consenso dell'aula di Palazzo Madama. Voci insistenti sposano la tesi che il governo potrebbe chiedere più di un voto di fiducia. Addirittura cinque, quanti sono gli stessi articoli della proposta di legge firmata dal capogruppo del Pd Ettore Rosato.
La questione ancora non è chiara. È allo studio dell'ufficio di presidenza del Senato che dovrà valutare il da farsi anche in base alla natura stessa degli emendamenti, che verranno ora passati al setaccio dei lavori della Commissione. Ieri infatti scadevano i termini di presentazione degli emendamenti. Ne sono stati proposti ben 181. Ovviamente la parte del leone la fanno quei partiti e movimenti contrari alla riforma elettorale immaginata da Rosato. Si segnalano, però, anche alcuni emendamenti proposti da esponenti di formazioni della coalizione governativa. Due infatti arrivano da esponenti del Pd. A firmarli sono due senatori eletti nei collegi esteri. E riguardano proprio la tanto contestata norma «salva Verdini». In buona sostanza i senatori Claudio Micheloni e Francesco Giacobbe chiedono la soppressione della norma che consente di candidare nei collegi esteri anche aspiranti parlamentari residenti in Italia. Significativo che un emendamento del genere arrivi dal partito renziano, che si era visto piombare addosso le critiche di tutto l'emiciclo di Montecitorio, come corpo sostanziale dell'accordo sottobanco con i rappresentanti di Ala. La stragrande maggioranza degli emendamenti ovviamente è a firma grillina, di Sinistra italiana e di Mdp. Facile leggere in questa forsennata attività legislativa il tentativo di rallentare i lavori fino a superare la soglia «psicologica» del 26 ottobre. Data questa che il governo si è posto come limite per varare la legge prima della sessione di Bilancio e soprattutto prima che il voto in Sicilia possa, con un esito poco favorevole alle forze di governo, dare il via a un fuggi fuggi generale dalla maggioranza.
Per quanto riguarda il voto segreto, invece, dovrebbe essere garantito (come spiega il regolamento del Senato) soltanto per quegli emendamenti che riguardano le minoranze linguistiche. Per il resto, quindi, si dovrebbe agire sempre con voto palese.
In caso di voti di fiducia per i singoli articoli, poi, scatterebbe anche il voto finale per l'intero ddl. E in questo caso il problema ricadrebbe su quelle forze di opposizione non contrarie al Rosatellum bis, come Forza Italia, Lega e Ala.
I senatori di queste tre forze politiche non potranno infatti sfruttare, in occasione dei voti di fiducia, l'astensione che a Palazzo Madama equivale a un voto negativo. Uscire fuori dall'aula, però, potrebbe essere altrettanto rischioso perché consentirebbe a grillini e Sinistra italiana di far mancare il numero legale per il voto.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.