"Dà occupazione", "Un danno". È scontro su superbonus e salario minimo

Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo interpellato il senatore grillino Ettore Licheri e il deputato leghista Massimo Bitonci sui principali temi economici posti dal

"Dà occupazione", "Un danno". È scontro su superbonus e salario minimo

Il governo vive giorni di fibrillazione per le richieste avanzate dal leader del M5S, Giuseppe Conte, al premier Mario Draghi. Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo sentito il senatore pentastellato Ettore Licheri, ex presidente della Commissione Politiche Ue in Senato, e Massimo Bitonci, capogruppo della Lega in Commissione Bilancio e già sottosegretario al Mef.

Crede che il reddito di cittadinanza sia una misura che necessiti di una revisione?

Licheri: “Ora va di moda la filippica in base alla quale il reddito di cittadinanza è diventato la causa di tutti i mali del mercato del lavoro italiano: se non si trovano i lavoratori stagionali è colpa del Reddito di Cittadinanza. Se chi lavora pretende una paga dignitosa, come prevede la Costituzione, è colpa del MoVimento 5 stelle che ha introdotto il reddito di cittadinanza. La legge sul reddito però ha scongiurato, nei due anni di pandemia, che si venissero a creare sacche profonde di disagio sociale. Meccanismi simili sono attivi in larga parte d'Europa: questa misura va potenziata attuando la riforma che dovrà rafforzare i centri per l'impiego con le assunzioni da parte delle regioni. Parallelamente, va portata a termine l'opera di irrobustimento dei controlli, arrivando all'interoperabilità delle banche dati e garantendo così la possibilità di fare controlli seri anche ex ante. Ci aspetta un autunno tremendo, rischieremo la rivolta sociale senza i dovuti puntelli per le famiglie: pensare di abolire il reddito di cittadinanza è delirante. Si tratta dell'unica rete di protezione che il nostro paese ha per non lasciare indietro gli ultimi”.

Bitonci: “Sì, noi lo diciamo da anni. Il reddito di cittadinanza, per come è stato strutturato, ha provocato tutta una serie di truffe che sono emerse negli ultimi anni. Bisogna trovare una soluzione perché sia una vera misura di sostegno alle famiglie e alle persone in difficoltà, senza che però porti a tutta quella serie di abusi che sono ormai evidenti e che leggiamo sui quotidiani ogni giorno. Nel decreto Aiuti è passato un emendamento che porta la mia firma e che dà anche ai soggetti privati di offrire posti di lavoro a chi ha il reddito di cittadinanza e, di conseguenza, prevede, in caso di rifiuto, la perdita della misura di sostegno. Mi pare una misura corretta che dà la disponibilità anche al privato di assumere delle persone che sono sì da sostenere, ma che non vengono spronate a cercare un posto di lavoro”.

Il termovalorizzatore a Roma è un tema così dirimente da mettere a rischio la tenuta del governo?

Licheri: “La differenziata a Roma e al 40%. L'inceneritore sarà pronto tra 6 anni, brucerà solo il 40% dei rifiuti e il resto ce li ritroveremo tra i piedi. Abbiamo bisogno di materie prime e le possiamo recuperare con un'economia circolare, di cui però relativamente alla capitale non si parla mai. Il tema non è l'inceneritore di Roma, ma un altro: quale transizione ecologica vogliamo avviare se ancora pensiamo che la soluzione al problema dei rifiuti sia bruciarli? I termovalorizzatori non rientrano nella tassonomia verde. Intorno ad essi è vietato coltivare frutta e ortaggi da destinare al consumo. Dobbiamo essere coerenti con quello che diciamo ai nostri giovani, e capire che non può esistere una transizione ambientale a metà. Il tempo stringe, la strage della Marmolada ce lo ha ricordato. Dobbiamo sostituire la logica del rifiuto bruciato con quella del rifiuto riusato o riciclato. Prima iniziamo e meglio sarà per tutti, anche per i romani”.

Bitonci: “Io ho fatto il sindaco sia a Cittadella sia a Padova e so quanto il tema dei rifiuti sia un tema importante quando aumentano le dimensioni della città. Mi spiego meglio. La raccolta differenziata funziona molto bene a Cittadella che è un paese di 20mila abitanti e si riesce a gestire un processo per cui la differenziazione del prodotto arriva anche oltre l'80%. Una cosa del genere è assai difficile in una metropoli come Roma e lo vediamo tutti i giorni quante sono le difficoltà sia nell'asporto sia nello smaltimento dei rifiuti. Il termovalorizzatore, all'interno di un processo circolare, può essere molto positivo per Roma”.

È giusto rifinanziare il Superbonus 110%?

Licheri: “Il Superbonus ha contribuito a creare 130 mila nuovi posti di lavoro, da quando è diventato realtà. Ma il dato da guardare è un altro: secondo le stime Enea, gli interventi fatti sugli edifici privati hanno portato un risparmio energetico pari a quello annuo di 1 milione e 700 mila famiglie. In una fase storica in cui paghiamo l'energia a peso d'oro, non credo che questo sia un particolare da trascurare. Ora è necessario dare massima agibilità alla circolazione dei crediti fiscali, perché 40 mila aziende rischiano di chiudere. Il Superbonus ha portato lavoro, occupazione, tasse pagate e risparmio energetico nelle abitazioni. Gli uffici del Ministero dell'Economia si impuntano su frodi che in realtà sono molto esigue. Si può dire di tutto, ma l'effetto moltiplicatore di questo meccanismo fiscale in termini di ricadute positive sull'economia è andato oltre ogni più rosea previsione”.

Bitonci: “Credo sia giusto trovare una soluzione per tutto ciò che riguarda il passato, ossia per quanto riguarda il tema del blocco delle banche, il tema della cessione dei crediti e la quantità di crediti fiscali che sono nei cassetti fiscali delle imprese e dei cittadini. Poi, da commercialista, ritengo che una misura così essere solo temporanea. Credo sia più giusta, invece, una misura strutturale che sia non del 110% ma del 75% che preveda di uniformare tutti i bonus casa in uno solo, favorendo così sopratutto le persone a basso reddito”.

Crede che sia possibile approvare il salario minimo in questa legislatura?

Licheri: “Il salario minimo orario è presente ormai in 21 paesi dell'Ue su 27. Già questo pone l'Italia in un ritardo sensibile rispetto a tutte le economie del Vecchio Continente. Abbiamo 4-5 milioni di lavoratori che stanno sotto i 6 euro lordi l'ora, una somma che fa tremare i polsi soltanto a pronunciarla. Se non riusciremo ad approvarlo nel corso di questa legislatura, è chiaro che bisognerà interrogarsi sul nostro ruolo in questa maggioranza. Troppo facile prendersela col reddito di cittadinanza quando non si trovano lavoratori per un comparto: la verità, 99 volte su 100, è che i salari proposti sono risibili. E i giovani di oggi a questo giochetto che mira solo a sfruttarli non ci stanno più. Alla luce di una inflazione che sta ferocemente erodendo il potere di acquisto dei salari medi, questa misura dovrebbe finire in cima all'agenda politica. Ma così non sembra essere. Ma non dispero: sono assolutamente certo che il Movimento centrerà questo obiettivo”.

Bitonci: “Qui il problema è di carattere demagogico perché ci sono contratti molto vecchi che non sono stati rinnovati e contratti con salario superiore a quello che Pd e Cinquestelle vogliono indicare come salario minimo. Se approvato, dunque, potrebbe produrre l'effetto contrario di spingere a ridurre il salario dei lavoratori”.

Il governo ha modificato l’impianto iniziale del cashback. Cosa vi convince e cosa no?

Licheri: “Il governo ha deciso di interrompere con tempismo dubbio l'esperienza di cashback sui pagamenti digitali approntata dal governo Conte II in piena pandemia con buonissimi risultati. Già lì abbiamo sollevato molte perplessità, ma senza metterci troppo di traverso abbiamo proposto al governo di valutare il cashback fiscale per le detrazioni. Per venire incontro a famiglie e lavoratori, e alleviare il morso dell'inflazione e l'erosione del potere d'acquisto, occorre adesso anticipare la sua entrata in vigore. Lo strumento, già recepito su proposta del M5S all’interno del testo della delega fiscale, introduce elementi concreti di novità, consentendo ai contribuenti di ottenere il rimborso immediato delle spese detraibili senza dover conservare gli scontrini, senza doverlo consegnare al proprio commercialista, senza perciò aspettare i tempi lunghi della dichiarazione dei redditi. Insomma, una semplificazione decisiva che non può più aspettare i tempi dei decreti delegati. Riteniamo che questa sia una delle modalità con cui davvero si può incidere sulle microeconomie familiari. Per questo tra le richieste fatte da Conte a Draghi c'è quella di imprimere un'accelerata a questo meccanismo”.

Bitonci: “Sono sempre stato convinto che la politica del cashback non deve essere legata alla limitazione dell'uso del contanto. La Germania, che ha un utilizzo di carte di credito in percentuali superiore a quello dell'Italia, ha il contante libero. È demagogico dire che una cosa sia collegata all'altra.

È una questione di carattere culturale tanto è vero che le nuove generazioni utilizzano molto di più i pagamenti elettronici. Bisogna solo attendere qualche anno perché ci sono le fasce più anziane della popolazione che usano ancora la moneta contante”.

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