Sure è un acronimo. Sta per Support to mitigate Unemployment Risks in Emergency. È il bagaglio di sopravvivenza con cui la Commissione europea spera di fare i primi passi nel deserto che ci troviamo davanti. Ursula von der Leyen dice che sarà la scintilla per far ripartire tutto. Paolo Gentiloni dice: bella idea. I governi del Nord Europa che non vogliono prestare soldi senza garanzie e considerano gli eurobond lo sterco del demonio ne parlano come un segno concreto della loro solidarietà. Per l'Italia, la Spagna e il Portogallo è elemosina. Di che si tratta? È una sorta di mezza cassa integrazione. Tu lavori meno ore, quelle che ti paga l'azienda, il resto del salario lo copre questo fondo straordinario europeo. Si basa su un modello tedesco e dovrebbe servire a sostenere l'occupazione. Il part time ben retribuito scongiura i licenziamenti. Un sistema che magari funziona se hai di fronte una crisi ciclica dell'economia. Il guaio è che la pandemia è qualcosa di diverso. Non è che stai imbarcando un po' d'acqua. È un naufragio. È la tempesta che sconquassa, sradica e non smette. L'impressione è che a Bruxelles fatichino a capire le conseguenze del diluvio. Non lo vedono o fanno finta. Ogni Paese di fatto sta reagendo davanti a tutto questo pensando a sé. Non si fidano gli uni degli altri. Qualche volta i dubbi vengono già dal nome. Gli acronimi spesso svelano il senso della beffa. Sure come sicuro. Sure come «ma certo». Sure come «mettici la mano sul fuoco». Sure come «stai tranquillo». Ecco che qui in Italia questo «sure» comincia ad assumere contorni un po' inquietanti. Non è che siamo scettici o malfidati per natura. È che ci ricorda da vicino lo «stai sereno». Sì, lui, quello che Renzi scrisse a Enrico Letta via twitter poco prima di fargli le scarpe. Insomma, sa di presa per i fondelli. Questa volta il Matteo di Rignano non c'entra. È una partita che non gli spetta giocare. Quello «stai sereno» alla lunga gli è tornato sulla faccia, come una nemesi, come una vendetta. Il principio però è lo stesso. I signori dell'Europa, e chi li rappresenta, stanno peccando della stessa arroganza e le conseguenze possono essere ancora più profonde rispetto al destino di Renzi. Matteo è un singolo individuo, qui si parla di come cambia la grande storia. L'Europa se non trova risposte non uscirà viva da tutto questo. E per trovarle deve sospendere il cinismo. Non si può andare avanti se non c'è fiducia. È nata su questo principio. Mi fido del mio vicino, di chi mangia, parla, si veste, sogna in maniera diversa da me, perché sotto quelle differenze superficiali c'è qualcosa che ci unisce, in cui ci riconosciamo. Mi fido perfino del mio nemico, di chi un tempo era sull'altra trincea, di chi mi ha occupato. Mi fido di chi ancora oggi sfido tutti i giorni sul mercato, di chi dice che i migranti sono sempre quelli degli altri. Mi fido anche se non dovrei fidarmi.
Solo che adesso non ci possono essere più alibi. Il destino che ci si para davanti come un deserto è troppo vasto e fa troppa paura. Siamo al bivio: o si salva l'Europa o si mette in marcia la Pangermania. Ed è una storia che non ci appartiene.
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