Milano E adesso la svolta impressa dalla Cassazione al diritto di famiglia potrebbe fare sentire il suo impatto anche sul divorzio più discusso del Paese: quello tra Silvio Berlusconi e Veronica Lario (al secolo Miriam Bartolini), uniti in matrimonio nel 1992 dal sindaco di Milano Paolo Pillitteri e separatisi piuttosto burrascosamente ventun anni dopo. L'impatto anzi è quasi inevitabile, visto che la stessa sezione della Cassazione - la Prima civile - è in procinto di pronunciarsi sul ricorso presentato dal Cavaliere contro l'assegno stabilito a suo carico dalla Corte d'appello di Milano: e l'orientamento reso noto ieri dalla sezione sembra non solo accogliere le argomentazioni dello staff legale di Berlusconi ma spingersi anche più in là.
L'attesa per la decisione si trascina ormai da quasi sette mesi: esattamente dall'udienza del 16 novembre dello scorso anno, quando anche il procuratore generale Francesca Cerioni si espresse a favore della riduzione dell'assegno richiesta da Berlusconi. Fissati in primo grado, al momento della separazione dalla Lario, nella astronomica cifra di tre milioni al mese, gli «alimenti» a carico dell'ex premier si sono ridotti progressivamente nei vari passaggi della vicenda, fino ad arrivare alla somma attuale, decisa dalla Corte d'appello di Milano: un milione e quattrocentomila euro al mese. Si tratta di una somma che, secondo i legali di Berlusconi, non si limita a garantire alla ex signora Berlusconi il mantenimento del tenore di vita goduto durante il matrimonio, ma le consente di arricchirsi ulteriormente. E quando il 16 novembre scorso il procuratore generale Cerioni chiese l'annullamento della sentenza, e il rinvio degli atti a Milano per una nuova causa al ribasso, sostenne la necessità di porre una soglia massima agli assegni divorzili, non solo a quelli dei super ricchi ma anche in tutte quelle situazioni in cui l'importo finisce col migliorare lo status economico del coniuge, magari consentendogli investimenti rilevanti.
Inizialmente, Berlusconi e la Lario avevano cercato - anche incontrandosi faccia a faccia, all'inizio del 2013 - di trovare un accordo: inutilmente. A marzo dello stesso anno il tribunale di Milano aveva fissato in tre milioni l'assegno («centomila euro al giorno», aveva sintetizzato Berlusconi), e ne scaturì un braccio di ferro proseguito fino ad oggi, compreso il pignoramento ottenuto dalla Lario meno di un mese fa di 26 milioni sui conti dell'ex marito.
Ora il nuovo orientamento della Cassazione sembra cambiare radicalmente i rapporti di forza tra le due parti.
Se nel caso Berlusconi-Lario la sentenza milanese venisse annullata, difficilmente i nuovi giudici potrebbero trascurare la svolta giurisprudenziale: secondo cui se una ex moglie è in grado di mantenersi da sola - e questo è indubbiamente il caso della Lario - gli alimenti non le spettano affatto.
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