"Il taglio dell'assegno unico è una balla"

Meloni e Giorgetti smentiscono con un video: "Diffidate di queste ricostruzioni"

"Il taglio dell'assegno unico è una balla"
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Di nuovo ieri un'altra «balla» di Repubblica, sparata in prima pagina, questa volta sulla cancellazione dell'assegno unico. Il Pd si esalta e le opposizioni partono subito all'attacco. In serata tocca al presidente del Consiglio Giorgia Meloni smentire in un video, accanto al ministro Giancarlo Giorgetti, postato sui propri canali social, la fake sullo stop al bonus figli. «Leggiamo ogni giorno ricostruzioni su quello che ci sarebbe scritto nella legge di bilancio, che dobbiamo ancora cominciare a scrivere. Oggi l'ultima notizia è che saremmo in procinto di abolire l'assegno unico, quell'assegno unico che noi abbiamo aumentato e sul quale stiamo dando battaglia in Europa proprio perché non si creino problemi, visto che la commissione europea dice che dovremmo darlo anche a tutti i lavoratori immigrati che vivono in Italia, che vorrebbe dire di fatto uccidere l'assegno unico» - chiarisce il capo del governo. Che aggiunge: «Io e il ministro Giorgetti volevamo dire che siccome la legge di bilancio la dobbiamo ancora scrivere, diffidate dalle ricostruzioni».

La smentita di Palazzo Chigi arriva dopo il faccia a faccia di ieri pomeriggio tra Meloni e Giorgetti. Dunque, il governo Meloni è sì al lavoro sulla misura, introdotta nel 2022 dall'esecutivo guidato da Mario Draghi, ma solo per correggerne alcune distorsioni. Tra cui quella legata alle soglie Isee. Per fare un esempio: così come è formulato oggi, le famiglie con un Isee alto, sopra i 45mila euro, hanno comunque diritto a un assegno unico base pari a 57 euro a figlio. L'idea della compagine di centrodestra è quella di dirottare le risorse, più soldi, verso le famiglie numerose con un numero alto di figli e con disabili nel nucleo, aumentando gli importi dell'assegno. La modifica alla quale lavora il governo è un intervento di «equità sociale». Tradotto: più soldi per le fasce sociali deboli. Eppure nella narrazione di Repubblica, appoggiata dalla batteria di comunicati di Schlein e compagni, quell'intervento a favore delle famiglie più disagiate diventa una «misura sovranista». Il racconto che fa il quotidiano vicino alla sinistra è un lungo elenco di inesattezze che la maggioranza smentisce. La norma introdotta da Draghi (votata anche da Fratelli d'Italia) presenta alcune falle. L'erogazione dell'assegno unico per le famiglie numerose produce un aumento del reddito Isee, che di conseguenza esclude le stesse famiglie da altre agevolazioni e prestazioni. Su questo punto è aperto un tavolo di confronto tra il ministero della Famiglia e il Mef per mettere una toppa alla falla. D'altronde, già nel 2022 e 2023 il governo è intervenuto correggere gli errori di una legge scritta male e fatta in fretta. L'altro capitolo su cui è in corso la discussione è la procedura d'infrazione aperta dall'Europa contro l'Italia sull'assegno unico. Bruxelles contesta i due requisiti richiesti agli stranieri per accedere all'assegno unico: la residenza da almeno due anni in Italia e un contratto di lavoro di almeno 6 mesi. Per Bruxelles quei «due requisiti sono discriminatori». E dunque avrebbero diritto all'assegno unico, secondo le contestazioni dell'Unione europea, anche i figli di chi lavora per un solo giorno in Italia o chi ha i figli che vivono nel proprio Paese d'origine. «Se saltano questi due criteri - fanno notare al Giornale fonti dell'esecutivo - andiamo in default».

Rassicurazioni arrivano anche dal ministro della Famiglia Eugenia Roccella: «Non so se la rassegna stampa mattutina debba essere intesa come il sequel della falsa radiocronaca sullo sbarco dei marziani sulla terra di Orson Welles oppure vada presa sul serio e dunque considerata come procurato allarme. Ci auguriamo che le settimane che ci separano dalla presentazione della manovra non trascorrano tutte cosi».

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