È un invito al «buonsenso», quello rivolto ieri dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani (foto), ai suoi omologhi europei. E pure un allarme forte. Riuniti a Bruxelles per il Consiglio Affari esteri, i capi-diplomazia avevano sul tavolo tutti i dossier delle crisi in corso, dall'Ucraina al Medio Oriente fino all'Indo-Pacifico. Ma con taccuini e telecamere concentrati tutti, come pure vari faccia a faccia, sullo stallo al via libera della nuova Commissione europea. «Perdere tempo per dei capricci politici mi pare un errore gravissimo», l'affondo del ministro azzurro; rivolto, soprattutto, ai dem di casa nostra. Infatti i socialisti europei, in cui il Pd vanta la maggior delegazione, minacciano di far saltare il banco: contrari a dare una delle 6 vicepresidenze esecutive al Commissario designato Raffaele Fitto (FdI).
Sui nomi, l'accordo c'è da luglio. Ma i socialisti non digeriscono un ruolo di così ampio potere per un esponente della destra, anche se controbilanciato dal maxi-portafoglio affidato alla Spagna socialista, seguendo il criterio dell'importanza dei Paesi e non dell'appartenenza politica. Tajani, come altri ministri, ha quindi denunciato come «dannosissimo per mezzo miliardo di cittadini europei» l'impedimento a far nascere il nuovo governo Ue, ribadendo l'endorsement a Fitto come vicepresidente esecutivo davanti ai colleghi ministri, nel foro responsabile dell'azione esterna dell'Ue, il luogo deputato alle scelte di politica estera, difesa, sicurezza, commercio e aiuti umanitari.
Senza un «governo» Ue che possa prendere decisioni rapide e rapportarsi con la recente elezione di Trump negli Usa rischiamo l'insussistenza, il ragionamento; non possiamo mostrarci sguarniti agli occhi del mondo di fronte alle guerre in corso. Cioè monchi dell'altro organismo, la Commissione, incaricata di avviare i negoziati commerciali su eventuali i dazi. Il messaggio del vicepremier è però trasversale: «Bisogna che tutti riflettano sull'importanza di avere una Commissione in funzione». Compresi i popolari spagnoli che a loro volta minacciano (con 22 eurodeputati) di non votare la squadra Von der Leyen bis se ci sarà pure la spagnola Ribera come vicepresidente, sulla graticola per le alluvioni a Valencia. Per partire il 1° dicembre, urge insomma una moratoria sui veti incrociati di Ppe e S&D.
«Non far votare Fitto significa poi bloccare la nomina della signora Ribera», ha spiegato Tajani, autorevole voce del Ppe. Audizione della Ribera alle Cortes spagnole attesa domani, su richiesta dei popolari. Poi il voto all'Eurocamera il 27.
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