Il Tar: "Obbligo di cartello per i benzinai". Dal primo agosto torna il prezzo medio

Ma le associazioni già preparano il ricorso: "Il costo alto non è colpa nostra"

Il Tar: "Obbligo di cartello per i benzinai". Dal primo agosto torna il prezzo medio
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Cartelli col prezzo medio esposto almeno sino all'esito del ricorso al Consiglio di Stato: i benzinai devono accogliere la pronuncia del Tar del Lazio, che ha respinto la sospensiva. La novità varrà dal primo di agosto. Il tutto in un quadro inflattivo, dove i prezzi dei carburanti risultano i più alti da metà aprile scorso. Lo specchietto dei costi è pubblico: 1,895 euro al litro il prezzo della benzina e 1,743 euro al litro quello del gasolio. Con tutte le fluttuazioni più o meno improvvise che conosciamo. L'obbligo di esposizione del cartello era stato deciso dall'esecutivo di centrodestra nel gennaio scorso. Col decreto carburanti, la premier Meloni era pure intervenuta sulle possibili speculazioni.

Le associazioni che rappresentano i gestori, e cioè Fegica e Figisc Confcommercio, giurano battaglia. E sono già pronte alla contromossa, ossia appunto l'appello al Consiglio di Stato. Ma intanto il dado è tratto. Tra chi festeggia, c'è Federconsumatori secondo cui la decisione resa pubblica ieri costituisce «una misura importante in direzione della trasparenza e della corretta informazione ai consumatori, che abbiamo sostenuto fin dal primo momento, avendone discusso anche all'interno dei tavoli che hanno portato al decreto carburanti».

Il presidente di Unem, Gianni Murano, che è stato intervistato al Tg1, ha dipinto un quadro positivo per gli italiani che faranno rifornimento. «L'importante è che il consumatore sappia che può fare una scelta consapevole», ha fatto presente Murano. In questo periodo dell'anno, il prezzo del carburante costituisce un naturale convitato di pietra delle vacanze. Molti italiani sono in ferie, stanno per andarci o stanno per fare rientro. In ogni caso, la questione della benzina pesa eccome sulle tasche. Secondo le statistiche della scorsa estate, i cittadini del Belpaese destinano, in un anno, quasi l'8% di stipendi e salari per rifornire i propri mezzi di trasporto. Dati che, considerato l'andazzo, potrebbero essere saliti nel 2023. Sempre Federconsumatori calcola che, al momento attuale, l'aumento annuale corrisponde a 72 euro. Non tutti però concordano con la bontà del respingimento del Tar. Il presidente dell'Associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori, per esempio, ha un'idea differente. Per Donvito Maxia, presidente Aduc, l'obbligo di cartello è «una incombenza che è una sorta di tortura per i benzinai e inutilità per i consumatori. Che difficilmente si fermeranno, magari anche dando fastidio allo scorrimento del traffico, per fare i dovuti paragoni tra il prezzo medio (nazionale se in autostrada, altrimenti regionale) e l'offerta specifica». Argomentazioni simili a quelle dell'Unione nazionale consumatori. «Anche l'Antitrust, nonostante abbia espresso, come noi, un parere contrario alla pubblicazione del prezzo medio presso i distributori, può solo segnalare al Governo e al Parlamento le leggi e i provvedimenti normativi già vigenti o in via di formazione che introducono restrizioni della concorrenza. Al massimo può impugnare gli atti della pubblica amministrazione che determinano distorsioni della concorrenza. Insomma, di più non può fare», ha argomentato Massimiliano Dona, che è il presidente dell'Unc.

Nel frattempo, Fegisca e Figisc preparano il ricorso, nella certezza chela categoria che rappresentano «non ha, come noto ormai a tutti, nessuna possibilità di incidere sul prezzo finale dei carburanti e, nonostante tale accertata evidenza, risulta destinataria di nuove norme e

nuovi obblighi, di cui ribadiscono l'assoluta inutilità e la devianza del cartello del prezzo medio, che non porterà alcun vantaggio ai consumatori». E poi viene posto il tema della «concorrenza». Non è finita qua, insomma.

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