Il tasso di decessi in Italia è da record. Anziani e malati: le colpe della sanità

Impietoso confronto con la Germania, che ha casi doppi e metà dei morti. Tra le spiegazioni i tanti over 65 e i metodi di conteggio: nessuna convince. Il nodo dei medici di base e la crisi degli ospedali

Il tasso di decessi in Italia è da record. Anziani e malati: le colpe della sanità

Giochiamo una partita Italia-Germania sul campo del Covid: età media della popolazione simile, circa 46 anni, attesa di vita migliore per noi (85,6 anni per le donne e 81,2 per gli uomini rispetto a 83,3 e 78,6), ciclo completo vaccinale al 78,1 per cento, che da loro si ferma al 74,3. E poi il mistero: nelle ultime 24 ore 93.157 positivi e 375 vittime nella Penisola e 217mila contagi e 172 morti a Berlino. È questo il tema al centro del dibattito, perché il trend è sempre di un eccessivo numero di morti, che oscilla tra 350 e 450 ogni giorno, e quindi un tasso che supera i Paesi vicini, dalla Spagna alla Francia compreso quel Regno Unito (ieri 60.578 casi e 259 morti) con tantissime infezioni e poche restrizioni. Gli esperti si interrogano ma purtroppo i pareri non sono unanimi, perché probabilmente non c'è un unico motivo ma un concorso di cause.

VACCINAZIONE A oggi gli over 50 non vaccinati e oggetto dell'obbligo sono quasi 2 milioni. Soprattutto gli over 70 sono oltre mezzo milione. In questo caso l'Iss evidenzia che rispetto ai deceduti «non vaccinati», sia con «ciclo incompleto di vaccinazione» sia con «ciclo completo» (senza considerare i richiami) avevano un'età media notevolmente superiore (rispettivamente 82,6 e 84,7 contro 78,6). Inoltre nei non vaccinati la mortalità è 27 volte più alta rispetto a chi ha fatto il richiamo, il tasso dei ricoveri ordinari è 10 volte più alto e nelle terapie intensive sale di 27 volte rispetto a chi ha avuto la terza dose.

ANZIANI Poiché in Italia gli anziani sono il 22,9 per cento della popolazione, sono stati la prima motivazione fin dall'inizio della pandemia. «Difficile capire perché nel nostro Paese il numero dei decessi è più elevato. Uno dei fattori è sicuramente la popolazione più anziana e il numero importante di anziani non vaccinati. E questa è sicuramente una parte di spiegazione», afferma Massimo Galli, già direttore di Malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano.

COMORBILITÀ Se la media delle persone morte e positive al Covid è intorno a 80 anni, i deceduti vaccinati hanno un'età media più alta e più patologie preesistenti (circa 5) rispetto a quelli non vaccinati. Tra le condizioni più a rischio c'è la pressione alta, che interessa un italiano su 3, poi il diabete e una qualche forma di cardiopatia, obesità, insufficienza renale acuta e demenza.

CURE Anticorpi monoclonali, antivirali, Fans, antibiotici, cortisonici e altri farmaci sono utilizzati in maniera eterogenea e spesso l'esito di un caso dipende da numerosi fattori a cominciare dall'efficienza della medicina del territorio, cioè da quanto si riesce a fare fin dalla prima chiamata a domicilio, per evitare il ricovero. Molto è lasciato all'abnegazione dei vari medici, ma le carenze della sanità non nascono dalla pandemia: affondano le radici in decenni di tagli, esplodendo ora.

Con o per Covid È il terreno di scontro maggiore. Per alcuni esperti è sbagliato mettere in un unico calderone tutti i decessi. Tra le posizioni più nette nei due «schieramenti» c'è Matteo Bassetti dell'Istituto San Martino di Genova («Bisogna differenziare chi ha sintomi e segni del Covid da chi è asintomatico.

In questa fase sono moltissimi i decessi con Covid») e Maria Rita Gismondo dell'Istituto Sacco di Milano («È verosimile che molti pazienti morti negli ultimi 2 anni siano stati erroneamente attribuiti al virus») e dall'altra Andrea Crisanti dell'Università di Padova («Il calcolo dei morti per Covid è assolutamente giusto, è logica matematica; il contributo per cause proprie in coincidenza con Covid è irrisorio») e Fabrizio Pregliasco dell'Università di Milano («Il calcolo deve restare così, è importante ai fini statistici avere uno storico standardizzato»).

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