A Teheran il riformista Pezeshkian (ma comanda sempre l'Ayatollah)

Eletto presidente il medico anti-repressioni: "Tenderemo la mano a tutti". Su X: "Non vi lascerò soli". Khamenei: "Resti nel solco di Raisi"

A Teheran il riformista Pezeshkian (ma comanda sempre l'Ayatollah)
00:00 00:00

Massoud Pezeshkian è la nuova speranza dell'Iran. A sorpresa, il candidato riformista ha vinto al ballottaggio contro il rivale radicale Said Jalili ed è il nuovo presidente. Pezeshkian, 69 anni, di origini azere-curde, è da anni deputato di Tabriz. Medico di professione, ha prestato servizio nella guerra Iran-Irak ed è stato ministro della Sanità nel governo di Mohammad Khatami. Il voto si è svolto in un contesto caratterizzato da malcontento per la crisi economica e il disagio rispetto alle regole legate alla ferrea lettura sciita della Sharia, la legge islamica. Pezeshkian ha raccolto più di 16 milioni di voti contro gli oltre 13 milioni del suo avversario. Sebbene l'affluenza al ballottaggio (49,8%) sia stata più alta che al primo turno, è la seconda più bassa nelle campagne presidenziali iraniane. Ciò dimostra che molti iraniani sono scettici nei confronti dei politici.

L'ex cardiochirurgo nei numerosi dibattiti si è dimostrato un uomo di integrità personale e umiltà. Ma i suoi oppositori gli criticano di essere una continuazione del governo di Hassan Rohani, anche se non ha mai prestato servizio nella sua amministrazione. La sua vita è stata segnata da una tragedia. Pezeshkian ha perso la moglie e uno dei suoi figli in un incidente stradale nel 1994. Ha cresciuto gli altri tre da solo, scegliendo di non risposarsi mai.

«Tenderemo la mano a tutti», ha detto il neo presidente. «Non vi lascerò soli», ha aggiunto su X l'uomo che gli iraniani chiamano il dottore chiede «relazioni costruttive» con Washington e i Paesi europei per «uscire dall'isolamento». Gli occhi ora sono puntati sui nomi del nuovo governo. Si attende quello di una donna e di un ministro per le minoranze etnico-linguistiche. Analisti pensano che sia comunque improbabile che la vittoria di Pezeshkian comporti cambiamenti politici rilevanti, la sua nomina però potrebbe avere un impatto sulla successione dell'85enne Ali Khamenei, leader spirituale e politico dell'Iran, a cui resta decidere su tutte le questioni principali.

Ora arriva il difficile. Pezeshkian dovrà occuparsi dell'economia, con un tasso di inflazione al 40% anche a causa delle sanzioni. Ma sebbene abbia una lingua tagliente quando si scaglia contro la corruzione, ha assicurato che si rimetterà agli esperti per risolvere i problemi del Paese. La Repubblica islamica ha ottimi rapporti con la Cina di Xi Jinping a cui vende petrolio greggio, aggirando le sanzioni internazionali. Il regime degli Ayatollah è inoltre accusato di condurre una guerra ibrida sia nel conflitto ucraino per la vendita di droni alla Russia, che in quello a Gaza, da anni è finanziatore di Hezbollah.

Poi c'è la grana del programma nucleare, punto di scontro con l'Occidente. Pezeshkian vuole una politica estera più pragmatica, allentare le tensioni e migliorare la liberalizzazione sociale e il pluralismo politico. L'ultima protesta «Donna Vita Libertà» in nome di Mahsa Amini ha visto nel 2022 un'ondata di ribellione repressa nel sangue.

Su questo in molti sperano che l'atteggiamento di Pezeshkian sia più morbido. Ma il suo compito ora è unire il Paese. I suoi oppositori infatti sono risentiti per essere stati definiti talebani e dal loro canto ritengono invece Pezeshkian un agente dell'Occidente e dei suoi sostenitori.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica