
La soddisfazione per aver contribuito a una giornata storica ed essere stata protagonista di un passaggio forse decisivo verso la pace. La consapevolezza di aver riportato l'Italia al centro dell'Europa e di essersi costruita un ruolo da pontiere tra Europa e Stati Uniti. Uno sguardo distaccato e un sorriso ironico sugli sforzi di alcuni leader di inseguire i riflettori e attribuirsi meriti che non hanno, a fronte della misura dimostrata dalla premier italiana.
Giorgia Meloni, il giorno dopo il funerale di Papa Francesco e l'attivismo diplomatico dell'ultima settimana, si prepara a una nuova settimana di lavoro. L'obiettivo è quello di continuare il lavoro di ricucitura dei rapporti tra Stati Uniti ed Europa, perseguendo quella disciplina del dialogo che non tutti in Europa avevano deciso di sposare e che giorno dopo giorno sta producendo sempre più risultati. Il ruolo, dell'Italia, in questo contesto decisamente mobile, appare sempre più cruciale, non solo per l'ottimo rapporto della premier con l'inquilino della Casa Bianca ma anche per la sensibilità politica e la capacità di mediare dimostrate in queste settimane dal governo, confermando la vocazione e la tradizione diplomatica di un paese come l'Italia.
Non è un caso che sabato sera Giorgia Meloni e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen siano tornate a confrontarsi telefonicamente su «questioni di interesse comune» tra cui il sostegno all'Ucraina e il dossier dei dazi. Un rapporto costante e un aggiornamento continuo, in vista della stretta finale. Sì perché ora, nella visione di Palazzo Chigi, tanto il dossier Ucraina quanto quello dei dazi devono confrontarsi con un giudice severo: le azioni concrete e la realtà dei fatti.
Se il presidente Trump ha riaperto i contatti con Kiev al punto di lamentare con Putin l'incerta e vaga volontà di arrivare a un accordo, ora è la comunità internazionale che deve far capire a Mosca che servono mosse concrete. Un pressing destinato a salire con gli Stati Uniti intenzionati a cambiare atteggiamento verso Vladimir Putin, dopo un approccio fin troppo morbido. Allo stesso modo il lavoro diplomatico tra gli sherpa di Bruxelles e quelli di Washington per arrivare a una bozza di accordo sui dazi deve accelerare per arrivare a stilare un documento di massima entro la fine di maggio.
Ci sono tre appuntamenti cerchiati nell'agenda internazionale e che interessano direttamente o indirettamente l'Italia: il vertice tra Europa e Stati Uniti che potrebbe prendere piede a Bruxelles o in alternativa a l'Aja o a Washington; la conferenza internazionale per la ricostruzione dell'Ucraina del 10 e dell'11 luglio a Roma; le trattative sul nucleare tra Stati Uniti e Iran.
Gli Stati Uniti vorrebbero spostare la sede dei colloqui indiretti con l'Iran dall'Oman, che continuerebbe a mediare, a una sede in Europa «più vicina». Secondo quanto scrive il New York Times, che cita fonti dell'amministrazione americana, la prossima tornata di colloqui tra Teheran e Washington sul programma nucleare iraniano potrebbe tenersi tra due settimane, invece che sabato 3 maggio. Secondo l'Adnkronos, si starebbe valutando l'ipotesi di Ginevra, che ospita la sede europea delle Nazioni Unite e dove già si sono svolti altri negoziati sull'Iran, e di Roma, dopo il secondo round di colloqui che si è tenuto il 19 aprile nell'ambasciata omanita in Italia.
Da parte italiana è stata riaffermata la disponibilità a fare da «facilitatori» e anche di questo avrebbero parlato nel colloquio telefonico dei giorni scorsi la premier Giorgia Meloni e il sultano dell'Oman Haytham bin Tariq Al Said.
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