Le tende sono sparite, dopo circa un mese sono state smantellate. Ma l'emergenza rimane. Come annunciato nei giorni scorsi è stata eliminata la tendopoli giudiziaria allestita nel cortile del vecchio palazzo giustizia di via Nazariantz, ai margini del popoloso quartiere Libertà, non molto distante dal centro di Bari, una struttura ormai a rischio crollo e dichiarata inagibile dal sindaco Antonio Decaro. Ma se l'area è stata effettivamente liberata per tentare di rimediare a un incalcolabile danno di immagine, non è stato sgombrato il campo dalle polemiche attorno a un disastro che rischia di arrecare problemi enormi al regolare svolgimento della funzione giurisdizionale. Che per il momento resta paralizzata. E lo sarà almeno fino al 30 settembre, così come previsto dal decreto del governo, il tempo necessario a trovare un'altra sede per la giustizia penale. Ammesso che venga trovata, visto che le ipotesi sono ritenute inadeguate. Gli avvocati di Bari, città che conta il quarto ordine professionale forense italiano per numero di iscritti, sono sul piede di guerra. I legali chiedevano al governo un provvedimento di urgenza per aggirare gli intoppi burocratici e individuare in tempi rapidi una struttura idonea. Ma così non è stato, il governo ha preferito bloccare le udienze e congelare i termini della prescrizione. «Il ministro e i suoi collaboratori - dice il presidente della Camera Penale di Bari, Gaetano Sassanelli - hanno ottenuto quella che era la priorità, a detta loro, e hanno quindi motivo di essere orgogliosi, come pubblicamente dichiarato in occasione dello scellerato decreto legge che ha reso possibile tale risultato». «Al contrario, la Camera Penale di Bari - prosegue Sassanelli - insieme ormai con tutti gli avvocati italiani, non ha ancora ottenuto l'unico risultato davvero importante, ovvero la ripresa dei processi». Per il momento, l'unica cosa certa è che i processi penali sono bloccati e si tengono solo le udienze urgenti, spostate nel vecchio palagiustizia che ospita il tribunale civile in piazza De Nicola. Lo scempio di via Nazariantz, si trascina da circa vent'anni: muri solcati dalle crepe, pioggia che passa attraverso un soffitto che cade a pezzi, scantinati spesso allagati dai reflui della fogna. A nulla sono valsi gli appelli di magistrati e avvocati, puntualmente caduti nel vuoto. L'agibilita' è stata revocata dopo due perizie, una elaborata per conto dell'Inail, l'ente proprietario dell'immobile, e l'altra nell'ambito di un'inchiesta avviata dalla Procura: dalle consulenze è emerso che l'edificio è a rischio crollo e il sindaco ha ordinato lo sgombero. A quel punto sono state montate tre tende della protezione civile, tensostrutture martellate dal caldo e completamente allagate dopo un nubifragio.
Il ministro Bonafede è stato a Bari, ma le richieste di giudici e avvocati sono state in gran parte respinte. L'unico risultato è la scomparsa dei tendoni dal cortile. Dove gli impiegati del tribunale continuano ad accatastare faldoni per completare il trasloco.
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