Giovedì mattina a Matteo Renzi, che presentava il suo libro La mossa del cavallo, è stato fatto notare dai giornalisti presenti di «parlare come Berlusconi». E questo solo per aver fatto proprie alcune delle battaglie del leader azzurro, come una riforma garantista della giustizia (magari con la separazione netta delle carriere) e come il ponte sullo Stretto di Messina. Il giorno dopo Matteo Salvini ha ribaltato i fattori. «Berlusconi? Non lo capisco più - è sbottato il leader del Carroccio - Quando parla sembra di sentire Renzi o Prodi». La colpa del presidente di Forza Italia si consuma tutta in una serie di fattori che lo vedono condividere con il Pd un breve tratto di strada: vuole il Mes, per aiutare la Sanità pubblica, e vuole soprattutto un dialogo costruttivo con il governo, proprio come suggerito dal presidente Mattarella. Questa però non è intelligenza col nemico, suggerisce la vicepresidente della Camera Mara Carfagna in un'intervista alla Stampa, ma «responsabilità nazionale». «Berlusconi come Renzi? - tuona il vicepresidente del partito, Antonio Tajani - Parla come imprenditore. Ha fatto suo l'appello al governo di Confindustria, Coldiretti, Confagricoltura e di tutte le forze produttive. Servono i soldi europei per far ripartire l'economia». D'altronde le posizioni all'interno del centrodestra non sono cambiate poi di tanto rispetto alle ultime settimane. Semmai, il lento ma progressivo scrollarsi di dosso l'emergenza Covid, ha fatto tornare d'attualità altri temi come le alleanze per le Regionali di inizio autunno e la legge elettorale.
In verità, sulla legge elettorale è soltanto Renzi a sparigliare le carte. La posizione di Forza Italia è stata sempre quella di appoggiare il «modello tedesco», vale a dire un proporzionale con sbarramento, mentre è Salvini, in questo caso a condividere l'idea del maggioritario con l'ex rottamatore, che ultimamente (visti gli impietosi risultati dei sondaggi) spera di salvarsi combattendo con ogni mezzo l'idea del proporzionale.
«Il presidente Berlusconi non parla come Renzi o come Prodi e soprattutto non ci fa governi, come è accaduto a qualcuno con i 5 Stelle - spiega Mariastella Gelmini, capogruppo azzurro di Montecitorio - Salvini può stare tranquillo: Forza Italia è da sempre contro le sinistre e continuerà a sostenere, dentro l'alleanza di centrodestra, gli interessi dell'Italia». Tra gli azzurri c'è anche chi, come il senatore Francesco Giro, getta acqua sul fuoco della polemica tutta interna alla coalizione di centrodestra. «Continuare a rinfacciare a Salvini il governo con i 5 Stelle non serve - spiega il parlamentare azzurro -, visto che quella scelta fu imposta dagli esiti di una legge elettorale che la Lega non aveva neppure votato». E Giorgio Mulè si augura che resistano «la lealtà e la compattezza» che hanno caratterizzato la politica del centrodestra dalla nascita del Conte 2.
Il problema ora è quello delle alleanze elettorali. Tema scivoloso perché, sostengono i bene informati, l'emergenza Covid ha dato una mano all'immagine dei governatori in uscita. Per fare un solo esempio, Vincenzo De Luca è risalito nei sondaggi e la scelta di puntare su Stefano Caldoro diventa al momento, per il leader leghista, «rischiosa». Sarebbe meglio, dice, lasciare a noi la scelta di un nome, magari preso dalla società civile.
Forza Italia e Fratelli d'Italia, però, chiedono il rispetto dei patti stretti a febbraio. Fitto in Puglia e il già citato Caldoro, debbono essere confermati. Quindi il braccio di ferro tutto interno resta legato all'incrocio tra i diversi orientamenti su legge elettorale e Regionali d'autunno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.