2025, fuga da Santorini. La terra trema, non smette di farlo da giorni, oltre 550 scossoni di intensità superiore a 3 gradi della scala Richter in pochi giorni. Uno sciame sismico che per il momento non ha provocato danni ma sta mettendo a dura prova i nervi dei residenti, dei lavoratori e dei turisti che anche in pieno inverno visitano quella che è considerata la perla delle Cicladi.
Così è iniziata la grande fuga: seimila persone hanno lasciato tra lunedì e ieri l'isola: i traghetti per dovunque sono stati presi d'assalto, il porto era affollato come in un giorno di agosto, e le strade che conducono agli imbarchi erano strozzate dalle code di autoveicoli riempiti in fretta e furia. Anche gli aerei sono strapieni, malgrado l'Aegean Airlines abbia aggiunto otto nuovi voli al giorno, un'esagerazione per questa stagione. «Ci sono persone che hanno paura, è comprensibile. Chi non ha obblighi immediati se ne va. Se ne vanno soprattutto i lavoratori edili stranieri e alcuni dei pochi turisti che approfittano dei pacchetti invernali a basso costo», dice Antonis Iliopoulos, presidente della locale Associazione degli albergatori.
Santorini è un'isola di 79 chilometri quadrati con circa 15mila abitanti e una caldara vulcanica attiva. Santorini è stata letteralmente ridisegnata dalla devastante eruzione avvenuta attorno al 1600 avanti Cristo, tuttora considerato il più imponente evento sismico documentato della storia europea. Ma lo sciame che sta snervando Santorini sembrerebbe non avere nulla a che fare con il vulcano. Le autorità garantiscono che i terremoti sono dovuti all'attività tettonica che sta interessando l'area tra Santorini e la vicina isola di Amorgos. Il premier Kyriakos Mitsotakis ha inviato alla popolazione un messaggio rassicurante confermando il «fenomeno geologico molto intenso» e chiedendo «alla popolazione dell'isola di mantenere la calma».
Difficile però restare sereni quando la terra sotto i tuoi piedi non sta mai ferma, le scuole vengono chiuse, squadre di emergenza presidiano l'isola da domenica e qualsiasi genere di raduno è vietato. Finora la scossa più forte da sabato scorso è stata registrata ieri alle 15,04 ora locale, con magnitudo 5, e l'epicentro è stato individuato 22 chilometri a sud-ovest di Amorgos. Il timore è che, come qualche volta accade, il succedersi di piccole e brevi scosse sia l'antipasto di una spallata più forte. «Lo scenario in cui speriamo - ha detto ieri Efthimios Lekkas, presidente del Comitato scientifico per la valutazione del rischio sismico (OASP) e professore di Geologia, uscendo dalla riunione odierna che si è tenuta ieri presso il ministero della Protezione civile - è quello di un terremoto di massimo magnitudo 5,5 della scala Richter, che non dovrebbe creare danni, e che costituisca la scossa più forte, in modo da iniziare la graduale attenuazione del fenomeno».
Una prospettiva non proprio rassicurante. «Abbiamo paura, le scosse durano pochi secondi ma vanno avanti da giorni: penso sia meglio allontanarci per un po'», dice una residente ansiosa di imbarcarsi su un traghetto per Atene con i figli. C'è da comprenderla.
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