
«Progressi significativi» nei colloqui Ucraina-Stati Uniti per l'accordo sulle «terre rare». Secondo la vicepremier e ministra dell'Economia, Yulia Svyrydenko, le parti hanno concordato «di registrare il passo in avanti nel memorandum d'intenti» che verrà firmato «nel prossimo futuro». Pezzi di un puzzle che tornano ad avvicinarsi dopo vari stop and go culminati con l'affronto di Donald Trump e J.D. Vance alla Casa Bianca in occasione della visita del presidente ucraino a fine febbraio: «Non ti comporti con gratitudine», disse il tycoon a Zelensky. L'intesa evaporò.
Stando alle informazioni dell'agenzia Bloomberg, Washington vorrebbe un accesso prioritario alle risorse (perlopiù inesplorate) in territorio gialloblù. Una sorta di compensazione per il sostegno militare, finanziario e logistico offerto a Kiev dagli States, ma dentro una cornice diplomatica più ampia che includa impegni Usa maggiori per trasformare un debole processo di pace in calendario a tappe forzate; e non in tempo lasciato alla Russia per continuare a bombardare. «L'obiettivo del presidente è metter fine alla guerra e fermare il massacro», conferma il Dipartimento di Stato dopo i nuovi attacchi con droni in varie zone ucraine. Ieri colpita anche Odessa: una scuola, una chiesa e abitazioni danneggiate.
Finora Kiev non sembrava disposta a riconoscere gli aiuti americani come un debito. Ma l'accordo «in itinere» prevede nuove concessioni in cambio di un pressing maggiore su Mosca. Insomma, più di quanto fatto da Witkoff a San Pietroburgo, che a Putin ha minacciato sanzioni economiche e poco altro, limitandosi a definire lo zar pronto a «una pace permanente». Trump avrebbe sul piatto «una quota» sui profitti derivanti dalle attività ucraine. Incassi da petrolio, gas e minerali critici come titanio, litio, rame, ma pure dai porti. A quel punto la palla tornerebbe nelle mani del tycoon. Una telefonata con Putin è in cantiere; come un faccia a faccia entro l'estate usando la leva degli accordi commerciali.
Il segretario al Tesoro Usa, Bessent, conferma: «Siamo molto vicini» a chiudere l'intesa con Zelensky, tanto che le stime sugli aiuti Usa forniti post-invasione è stata rivista al ribasso, passando da 300 a circa 100 miliardi di dollari (per Kiev al massimo sono 90). Passi in avanti, comunque, dopo la secca bocciatura di Zelensky del riconoscimento delle 5 regioni occupate da Mosca evocato da Witkoff. Per la vicepremier Svyrydenko, «l'accordo sarà ratificato dalla Verkhovna Rada» e «creerà opportunità di investimento e sviluppo in Ucraina e stabilirà le condizioni per una crescita economica sia per Kiev che per l'America».
Oggi a Parigi il presidente Macron vedrà all'Eliseo il Segretario di Stato americano, Marco Rubio e l'inviato speciale di Trump Witkoff per confrontarsi pure sull'opzione post-guerra rilanciata da Parigi: quella coalizione dei volenterosi che non ha preso quota, anzi si è sgonfiata mancando i presupposti di tregua richiesti dai Paesi per ipotizzare truppe a garanzia di accordi. I due diplomatici Usa dovrebbero restare fino a domattina. Poi, Roma. Un modo per la Casa Bianca di mostrarsi costruttivi (e non distruttivi) nelle relazioni con l'Europa, vista la crisi «congelata» dei dazi all'Ue. A Parigi si parlerà pure di Gaza e di Iran. Trump ha riaperto un canale.
È tornato a parlare Biden: «Nessuno è il re, nessuno il capo», la stoccata al successore. Mentre Putin ha paragonato ieri Elon Musk all'ingegnere spaziale Sergei Korolev, architetto della cosmonautica sovietica. Un elogio e ulteriore apertura a collaborazioni con gli Usa nello spazio.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.