Il terzo anello che mancava

Libia, magistrati, spread. Tre indizi fanno una prova: Berlusconi aveva ragione

Il terzo anello che mancava

Tre indizi fanno una prova: Berlusconi aveva ragione. Adesso diventa difficile non riconoscerlo, qualcuno lo sussurra, altri svicolano, c'è chi di fatto lo ammette ma come non fosse poi così importante.

Sono arrivati i ripensamenti sulla Libia, sull'arroganza frettolosa e dannosa di Sarkozy, che cominciò la sua guerra personale contro Tripoli solo per cancellare i segreti della sua campagna elettorale e per avidità di petrolio, con un tagliafuori mirato contro le aziende italiane. Era il primo anello della catena, ma i dubbi e le angosce di Berlusconi furono ignorati con fastidio, complice la voglia matta di Napolitano di liberarsi di lui, come se il premier italiano fosse un ostacolo da abbattere per far fiorire la primavera magrebina. Berlusconi temeva che la deposizione di Gheddafi avrebbe scoperto il Mediterraneo. Il patto con la Libia aveva frenato gli affari degli scafisti, senza quella garanzia l'Italia sarebbe diventata l'avamposto dell'Africa. Ma tutti allora avevano fretta di far fuori il dittatore, senza preoccuparsi troppo delle conseguenze. Adesso c'è il riconoscimento generale che il mal d'immigrazione e l'incapacità dell'Europa di trovare una soluzione sono il frutto di quella scelta miope. Aveva ragione Berlusconi.

Il secondo anello. Il leader di Forza Italia è stato per vent'anni l'uomo cattivo nel mirino della magistratura. Un'inchiesta dopo l'altra, processo dopo processo, una spesa miliardaria di intercettazioni e indagini, la gara tra procure per imbrigliare il politico più votato in 70 anni di democrazia italiana, tutto questo per cambiare il corso della storia e cancellare il deragliamento del 1994. Una caccia senza fine. Ma parlare di accanimento giudiziario era una bestemmia. Quando Berlusconi denunciava il tentativo di certe procure di voler condizionare i destini della politica, correggendoli sulla base della loro visione del mondo, gli opinionisti dei grandi giornaloni lo deridevano. I magistrati sono magistrati e fanno il loro mestiere. Non esiste un partito dei pm. Non esiste il partito dei giudici. Adesso c'è ed è un problema. Adesso che punta il Pd e disarma il renzismo. Adesso che il sindacato dei magistrati si schiera contro le riforme costituzionali di Renzi. Tutti preoccupati, tutti un po' indignati, con appelli al Quirinale affinché il potere giudiziario ritorni nei ranghi. Adesso ci si ricorda che non spetta ai tribunali decidere chi vince le elezioni e va a governare. La giustizia puzza di orologeria. Aveva ragione Berlusconi.

Il terzo anello. Vi ricordate lo spread? L'Italia sull'orlo del fallimento e Napolitano che già nella primavera-estate del 2011 dice a Mario Monti: scaldati, tra poco tocca a te? È quando la ragnatela di cancellerie straniere, banche e mammasantissima vicini al Quirinale mette Berlusconi all'angolo e lo costringe a gettare la spugna per «il bene degli italiani». La crisi economica, quella che ancora non finisce, è vera, ma la tempesta finanziaria sull'Italia fu creata a tavolino. La democrazia ripudiata perché non ci si può fidare degli elettori italiani. Lo spread come arma di una sorta di colpo di Stato. Fantapolitica? Solo per chi non vede e non vuole vedere. Adesso la procura di Trani mette sotto inchiesta la Deutsche Bank accusandola di aver manipolato il mercato.

La banca tedesca deve chiarire la massiccia vendita, nel primo semestre 2011, di 7 miliardi di euro di titoli di Stato italiani. Il sospetto è che le ragioni non fossero solo economiche. Aveva ragione Berlusconi? Ora si può dire di sì.

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