«Questo matrimonio non s'ha da fare, né domani né mai!» La rottura tra Carlo Calenda e Matteo Renzi è degna di un romanzo. Un fatto è certo: è bastata una velina velenosa ad innescare la miccia e a far scoppiare la bomba tra i due partiti. Mittente un ignoto dirigente di Azione, destinatario Matteo Renzi. L'accusa è pesante, tanto da mettere in discussione l'alleanza. «L'unico problema dirimente oggi per la costruzione del partito unico dei liberal-democratici è che Renzi non vuole prendere l'impegno a sciogliere Italia Viva e a finanziare il nuovo soggetto e le campagne elettorali», afferma una misteriosa fonte, smentita dal tesoriere di Italia Viva Francesco Bonifazi che assicura: «Abbiamo contribuito al momento per oltre 1 milione e 200mila euro» per le campagne elettorali. Ma la gola profonda di Azione non si ferma. «La pazienza del gruppo dirigente si è esaurita. In settimana si capirà se questo nodo si potrà sciogliere». «Ma quale fonte misteriosa, a parlare è stato Calenda!», è convinto un membro del giglio magico di Renzi che aggiunge: «Lo soffre, lo subisce, è insofferente nei confronti di Matteo. Calenda gli ha chiesto di farsi da parte e lui lo ha fatto ma deve capire che Renzi non può sparire dalla faccia della terra. Un leader rimane tale. Sono giorni che Calenda attacca e provoca, non abbiamo mai risposto».
«Non c'è nessun tatticismo di Italia Viva. Abbiamo deciso di fare un congresso democratico in cui ci si confronti a viso aperto e non con le veline anonime», commentano Alessia Cappello e Ciro Buonajuto, portavoce nazionali di Iv. A leggere i botta e risposta, però, la fusione sembra essere destinata a non vedere la luce. Il «centro» si è trasformato in un brutto sogno. E il congresso per dare vita al nuovo partito in un incubo. «Calenda teme il congresso, teme la conta è questa la verità. Ha paura di perdere la leadership, appena ha saputo che anche Luigi Marattin è pronto a correre per la segreteria ha sbottato» giurano i renziani rispondendo agli attacchi. Uno dietro l'altro. Da Elena Bonetti a Davide Faraone che avverte: «I tatticismi sono tutti di Calenda».
In serata il confronto prosegue a distanza. Calenda in tv insiste: «C'è un punto fondamentale: abbiamo promesso un partito unico e Renzi su questo non sta rispondendo». Renzi parla al gruppo del Senato. E si mostra conciliante: «Non c'è nessun cambio di linea - assicura - Abbiamo accettato di tutto, il passo indietro mio, il partito unico. Non so cosa altro poter accettare». Rivela un particolare gustoso sul suo incarico al Riformista: «Nella telefonata che ha preceduto la mia conferenza stampa, Carlo era entusiasta e mi diceva che bisognava fare il quotidiano del Terzo Polo». Poi fa il pompiere: «Da parte mia non farò nemmeno mezza polemica nei confronti di Calenda. È folle mandare a monte tutto». Poi il punto: «È evidente che se facciamo il partito unico poi si scioglie Italia Viva così come si scioglie Azione» dice, ma aggiunge: «Lo scioglimento anticipato non si è mai visto nella storia, va contro le leggi della fisica».
Ma così si potrà andare avanti? Ettore Rosato, che di politica ne capisce e non poco, da sempre al fianco di Renzi, qualche ora prima ammetteva: «Mi sembra che siamo verso l'epilogo. Tra i due non vedo feeling» confessa.
Ma Maria Elena Boschi fa da garante: «Abbiamo scelto di fare un partito unico e abbiamo già definito le date. Noi non cambiamo idea». Bisogna vedere se sia la stessa di Calenda. Ma in politica mai dire mai. Renzi e Calenda potrebbero fare come Renzo e Lucia: giurarsi amore eterno. Nonostante la distanza.
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