Tesla avvisa Trump: "Queste ritorsioni faranno impennare i costi di tutte le auto"

L'azienda di Musk scrive a Washington paventando impatti sproporzionati sul settore

Tesla avvisa Trump: "Queste ritorsioni faranno impennare i costi di tutte le auto"
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L'approccio muscolare di Donald Trump sulle politiche commerciali non è immune da controindicazioni per i produttori statunitensi. Ad avvisare la Casa Bianca delle possibili pesanti ricadute del conflitto commerciale è proprio la Tesla di Elon Musk, uno dei più influenti alleati del presidente statunitense. La più grande società automotive al mondo per valore di mercato ha inviato una missiva, non firmata, al rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti, Jamieson Greer, esternando i timori legati al possibile aumento dei costi di produzione delle case automobilistiche americane a seguito dei dazi sui metalli. La lettera di Tesla spiega nel dettaglio come gli esportatori statunitensi sono «intrinsecamente esposti a impatti sproporzionati» quando altri paesi rispondono alle azioni commerciali degli Stati Uniti citando anche gli effetti che in passato hanno avuto i dazi adottati da Washington, ossia l'aumento dei costi della produzione di veicoli elettrici negli Stati Uniti, nonché i relativi costi di esportazione. Aumento dei costi che inevitabilmente andrebbe a ripercuotersi sui consumatori a stelle e strisce che rischiano di ritrovarsi a fronteggiare una stangata sui prezzi delle auto.

Musk, solitamente molto reattivo a commentare tutto ciò che lo riguarda, non ha proferito parola riguardo ai contenuti della lettera. Alla luce della sovrastante influenza di Musk in tutto ciò che orbita intorno a Tesla, appare difficile ipotizzare che non fosse a corrente del forte messaggio recapitato a Washington. Una fonte anonima ha riferito al Financial Times che la mancata firma alla missiva è probabilmente dovuto al fatto che «nessuno in azienda voleva rischiare di essere licenziato per averla inviata».

La grande preoccupazione di Tesla è che con la localizzazione aggressiva della catena di approvvigionamento alcune parti e componenti risulteranno difficili o impossibili da reperire negli Stati Uniti. Emblematico è il caso di litio e cobalto, materiali essenziali per le batterie. Se importanti Paesi fornitori di queste materie prime, a partire da Pechino, mettessero in atto politiche di ritorsione alle esportazioni di tali materiali negli Usa, per costruttori quali Tesla la situazione diverrebbe molto complicata. Trump ha imposto dazi del 20% su tutte le importazioni dalla Cina, spingendo Pechino a rispondere con ritorsioni anche sul settore auto.

Il coinvolgimento politico e il ruolo di spicco di Musk nell'Amministrazione Trump sta mostrando più controindicazioni del previsto. Da inizio anno il titolo Tesla è crollato del 40% e gli analisti temono che il doppio impegno dell'imprenditore sudafricano vada a danneggiare il suo marchio, con crescenti preoccupazioni anche alla luce del calo delle vendite nel corso degli ultimi mesi in mercati chiave.

Negli Stati Uniti le ultime settimane hanno visto gli showroom Tesla presi di mira per protestare contro il ruolo di Musk nel taglio dei costi nell'amministrazione Trump, dove è a capo del cosiddetto Dipartimento per l'efficienza governativa (Doge). Di contro, Trump ha stigmatizzato queste proteste contro Tesla e ha annunciato l'acquisto di una nuovissima Tesla rossa in segno di sostegno all'amico Musk.

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