Il tesoro della Jugoslavia non trova eredi da 25 anni

Il maresciallo Tito è morto nell'80, il suo Stato nel '91. Ma le Repubbliche disputano ancora

Sofia Loren con Tito Josip Broz
Sofia Loren con Tito Josip Broz

Ambasciate, opere d'arte, riserve auree, l'appartamento di Tito a New York, depositi bancari, sono solo una parte dell'eredità della Jugoslavia socialista fondata dal Maresciallo partigiano. Un tesoro di 100 miliardi di dollari, che ancora oggi, 25 anni dopo la sanguinosa disgregazione della Federativa titina, le ex repubbliche stentano a dividersi. Non solo: 654 milioni di dollari versati in gran parte su conti esteri sono spariti nel nulla. Un panfilo di Tito è stato affondato per trasformarlo in museo subacqueo e gli eredi diretti del dittatore socialista sono rimasti con un pugno di mosche in mano. Gioielli, macchine di lusso, uniformi e addirittura i mitici cappelli borghesi di Tito sono proprietà delle ex repubbliche jugoslave.

Nel 2001 l'accordo di Vienna ha stabilito la spartizione dell'eredità titina: Serbia e Montenegro allora unite 36,52%, Croazia 28,49%, Slovenia 16,39%, Bosnia-Erzegovina 13,20% e Macedonia fanalino di coda con il 5,40%. Tre anni dopo l'ultimo Parlamento ha ratificato l'accordo. L'oro delle casse jugoslave è stato subito diviso, ma dopo sono cominciati i problemi. Lo scorso anno si era arrivati ad uno sblocco sulla successione, ma poi le altre repubbliche hanno chiesto conto ai serbi di 654 milioni di dollari, soprattutto su conti esteri, che mancherebbero all'appello. I rappresentanti di Belgrado giurano di non sapere nulla sostenendo che i soldi ancora in cassa da dividere sono solo 56 milioni.

A rilento, ma procede la spartizione delle 124 ambasciate e consolati jugoslavi in giro per il mondo e immobili collegati. La piccola Slovenia ha ereditato la sede diplomatica a Washington il consolato generale a Klagenfurt e a Milano, e la residenza a Roma. Sulle opere d'arte a cominciare da quadri e statue qualcosa è stato già diviso e sono pronte le liste per le spartizione definitiva.

A New York è invaso da ragnatele e muffa il sontuoso appartamento di Tito al 730 di Park Avenue. Colore aragosta o beige, che andavano di moda negli anni Settanta, ha sei stanze da letto e bagni di lusso. Alla zona notte si accede da una scala ovale, ma il soffitto del grande salone sta cadendo a pezzi. La carta da parati si sta staccando. Su un tavolino resiste una vetusta biografia di Tito con il titolo rosso sangue e l'incuria ha lasciato posto a polvere ed umidità. Gli eredi dell'ex Jugoslavia sono d'accordo a vendere questo pezzo di storia, che vale 15-20 milioni di dollari. L'attore Jack Nicholson sembra che fosse interessato all'acquisto.

Sorte più ingrata per il Vis, il nome dell'isola di Lissa in serbo-croato, la sontuosa nave che Tito utilizzava quando seguiva le esercitazioni della Marina jugoslava. Lo scorso maggio, il nuovo proprietario, Arsen Brajkovic, l'ha affondata di fronte a Pola, punta dell'Istria, per trasformarla in un'attrazione subacquea in vista della stagione turistica. Il Galeb, vero panfilo di Tito, rischiava una fine simile danneggiato e ormeggiato a Fiume. Alla fine il comune croato ha trovato un po' di soldi per trasformarlo in museo. Sul Galeb (gabbiano), il padre padrone della Jugoslavia ha ospitato Elisabetta d'Inghilterra, il presidente egiziano Nasser, il colonnello Gheddafi, il leader sovietico Breznev, ma pure star come Sofia Loren.

Se la spartizione della torta dal valore di 100 miliardi di dollari fra le ex repubbliche di Tito durerà anni, gli eredi diretti di Broz Tito sono rimasti a bocca asciutta. Jovanka, la moglie del dittatore, aveva intentato una causa a Belgrado prima della sua morte nel 2013. Lo scorso gennaio un tribunale serbo ha sentenziato che orologi, forchette d'argento, le carrozze d'oro di Djakovo, la Cadillac bianca decappottabile, una Rolls Royce, il frammento di roccia lunare donato degli astronauti americani e le medaglie di Stalin sono tutti beni dello stato. L'eredità personale di Tito avrebbe un valore di 60 milioni di dollari. L'isola di Brioni, residenza privata, è stata trasformata in museo e paradiso turistico. La moglie di Milosevic aveva impacchettato molti dei vestiti dei coniugi Broz. Altri cimeli saltano fuori a singhiozzo come i leggendari completi bianchi, cappelli Panama e Borsalino, le cravatte Dior e Yves Saint Laurent, 20 guanti, 15 paia di scarpe, due cilindri e una bombetta esposti a Belgrado.

Joska Broz, una delle nipoti, può ancora sperare nel giudizio d'appello per l'eredità, ma rivela che i familiari hanno ottenuto solo una miseria in eredità: «Circa quattromila vecchi marchi ciascuno in diritti d'autore» sui libri del defunto Maresciallo jugoslavo.

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