Quattro mesi di reclusione per aver rimosso una giornalista dalla conduzione in video. È questa la pena affibbiata all'ex direttore Augusto Minzolini «colpevole» di aver deciso nel 2010 che la collega Tiziana Ferrario non dovesse più leggere il Tg1 delle 20.
I giudici della quarta sezione del Tribunale penale di Roma ci sono andati giù pesante con l'attuale senatore di Forza Italia, condannandolo per abuso d'ufficio. Non è la prima volta che la magistratura prende posizione, mettendo in discussione le facoltà di chi viene chiamato a traghettare una redazione. Ma non era mai accaduto fino ad oggi che un direttore venisse bacchettato per aver «sottratto» una poltrona a una giornalista, che ci stava seduta da 28 anni.
L'indagine che ha portato al processo e alla sentenza di ieri era stata affidata al pubblico ministero Sergio Colaiocco, che aveva chiesto la condanna di Minzolini per aver demansionato la Ferrario, omettendo poi di attribuirle nell'ambito della redazione esteri qualsivoglia compito dal marzo 2010 al marzo 2011. Per l'accusa tale scelta fu una vendetta personale, in quanto la collega aveva criticato la sua imparzialità a proposito delle notizie diffuse dopo la conclusione del processo Mills.
Recentemente anche la Corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna a due anni e mezzo per peculato all'ex vertice del Tg1, per aver utilizzato in maniera impropria la carta di credito che gli era stata fornita dalla Rai per le spese di rappresentanza. Ma questa volta l'amarezza è più forte. «Sono allibito - spiega Minzolini - è pura follia. Farò ricorso? Mah, sono anche abbastanza stufo. La demansionata è a New York al momento, come corrispondente. Mentre chi fa rottamazione in politica diventa premier, cambiare una conduttrice che ha alle spalle 28 anni di video, proponendole di andare a New York e promuovendola a caporedattore, è un reato. Adesso tutti i direttori dovranno stare attenti, decidere è una colpa». Poi ironizza. «Il direttore del Corriere della Sera - prosegue - recentemente commentava che il direttore è l'ultimo despota nell'organizzazione del lavoro in Italia. Il motivo è che se una persona ti crea un guaio chi ne risponde penalmente è proprio il direttore. Ora non sarà più così. L'onnipresenza del giudice penale in qualunque posto, anche all'interno delle redazioni, fa paura». E comunque in Rai cui ci sono 972 contenziosi, l'80 per cento per demansionamento. «La Ferrario è stata fuori per 10 mesi, ho formulato proposte lavorative che non ha accettato - conclude Minzolini - Va poi precisato che inizialmente ero accusato di averle tolto la conduzione, poi si sono accorti che la conduzione è un ruolo che uno può dare a chiunque e allora il reato è stato cambiato in demansionamento. Lei ha avuto torto dal giudice del lavoro e quindi è andata sul penale dove forse ha trovato territorio amico. Non capisco come non se ne rendano conto». Il senatore Vincenzo Gibiino, di Forza Italia, parla di condanna vergognosa.
«È una sentenza punitiva, dal sapore politico nei confronti di un uomo la cui unica colpa è quella di appartenere al partito di Silvio Berlusconi». «D'ora in avanti - interviene il deputato di Ncd Fabrizio Cicchitto - nessun direttore potrà fare spostamenti di sorta per evitare di andare incontro a condanne penali».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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