Oltre 600mila persone (la metà della popolazione), un vero e proprio bagno di folla per Papa Francesco che celebra la messa nella spianata di Taci Tolu, a pochi chilometri dalla capitale di Timor Est, Dili. Lo stesso luogo dove San Giovanni Paolo II celebrò una liturgia storica durante la lotta della nazione per l'indipendenza dall'Indonesia.
Francesco presiede la celebrazione nello stesso luogo, seguendo le orme di Giovanni Paolo II, e abbraccia i fedeli di un Paese che, con il 98% della popolazione, è lo Stato al mondo con la più alta quota di cattolici. Ma Timor Est rimane anche uno dei Paesi più poveri, con il 42% dei suoi 1,3 milioni di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà, secondo il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite. «Ecco qui una Nazione che si trova alla periferia del mondo e, si potrebbe dire, agli estremi confini della terra», dice monsignor Norberto do Amaral, vescovo di Maliana e presidente della Conferenza episcopale di Timor Est, accogliendo Bergoglio, nella sua terza tappa del viaggio in Asia-Oceania.
Prima della grande messa, l'incontro del Pontefice con i vescovi, i sacerdoti, i consacrati, i catechisti, nella cattedrale di Dili. E la raccomandazione del Papa: un sacerdote «non si deve mai sentire superiore al popolo», né «deve mai approfittare del suo ruolo». Anzi, «deve amare la povertà come la sua sposa».
«Voi venite dal popolo, voi siete nati da donne del popolo ribadisce Francesco - non dimenticate la cultura del popolo da cui provenite. Non siete superiori e niente deve indurvi nella tentazione della superbia e del potere».
«Mia nonna diceva: il diavolo entra sempre dalle tasche. Non dovete pensare al vostro ministero come un prestigio sociale, agire come capi che schiacciano gli altri». «Il prete aggiunge il Papa - è strumento di benedizione: mai deve approfittare del ruolo, sempre deve benedire, consolare, essere ministro di compassione e segno della misericordia di Dio. Forse il segno di tutto questo è il prete povero: amate la povertà come la vostra sposa».
Il Pontefice si dice «felice» di trovarsi in «un Paese ai confini del mondo» perché «una Chiesa che non ha la capacità di andare nelle periferie, che si nasconde nel centro, è una Chiesa malata», avverte Bergoglio, raccomandando anche di «non trascurare di approfondire la dottrina cristiana».
«Ma attenzione ai coccodrilli che vogliono cambiare la vostra cultura, la vostra storia», ammonisce,
facendo un chiaro riferimento alle colonizzazioni ideologiche che più volte in passato ha stigmatizzato. Oggi Francesco si trasferisce a Singapore, quarta e ultima tappa del suo lungo tour tra Asia sud-orientale e Oceania.
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