La toga rossa che tifa per le Ong

Dopo il caso Catania, il giudice Minniti (militante di Area) dà lezioni di diritto sulla Tunisia

La toga rossa che tifa per le Ong
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La Tunisia non può essere considerata un Paese sicuro e la Farnesina deve rivedere il proprio giudizio. È così che il collegio di giudici di Firenze, presieduto da Luca Minniti, ha annullato l'espulsione di un migrante tunisino a cui il Viminale aveva negato lo status di rifugiato. Un caso simile a quello di Catania destinato a far discutere, perché se Iolanda Apostolico, per tentare di allontanare le polemiche, è stata definita dai media di sinistra un «cane sciolto, mai iscritta a correnti», Minniti è stato recentemente candidato (nel 2021) da Area, corrente di sinistra, al Csm.

Sempre nel 2021, Luca Minniti è stato uno dei relatori di «Un mare di vergogna - L'inabissarsi dei diritti fondamentali», convegno organizzato da Magistratura democratica in collaborazione con A.S.G.I. (Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione) a Reggio Calabria. Anzi, come si legge nella specifica presente sul sito di Radio Radicale, che ha caricato per intero il convegno, il giudice di Firenze è stato il moderatore della quarta sessione dal titolo: «Politiche di esternalizzazione, respingimenti, riammissioni informali: si va verso la fine del diritto d'asilo?». A quello stesso convegno, ma nella sessione precedente alla sua dal titolo «Le Ong e il soccorso in mare: la voce dei protagonisti», intervennero: Marco Bertotto, responsabile Affari Umanitari della Ong Medici Senza Frontiere; Sandro Metz, operatore sociale, animatore e sostenitore della Ong Mediterranea; Cecilia Strada, responsabile della Comunicazione della Ong ResQ People Saving People.

Nel suo intervento in quell'occasione, il giudice Minniti ha parlato delle «potenzialità di tutela giudiziaria» e ringraziato chi «osservando la legge, nell'ambito dell'accoglienza, svolge attività di sostegno all'integrazione dei migranti nel nostro Paese» e anche chi «nel momento più drammatico di sofferenza, il passaggio del Mediterraneo, oppure il passaggio delle frontiere nella rotta balcanica va a raccogliere materialmente i corpi di persone in difficoltà secondo la legge». Il riferimento, come spiegato dallo stesso nel suo intervento, era proprio alle Ong che avevano parlato poco prima, che lui sottolinea intervenire «secondo la legge». Non una precisazione secondaria, visti gli scontri che nel 2019 si sono aperti tra le Ong e l'allora ministro degll'Interno, Matteo Salvini.

E ancora, durante quel convegno, il giudice di Firenze ci ha tenuto a sottolineare che viene riconosciuto «il diritto alla protezione internazionale umanitaria alla maggioranza dei migranti sopravvissuti che arrivano nel territorio italiano» a dispetto «della vulgata populistica». I decreti Sicurezza sono stati dal giudice definiti come un «vento restrittivo» nell'ambito del riconoscimento dei diritti, superati i quali, ha proseguito, «si è tornati a una situazione di equilibrio».

Luca Minniti era già salito agli onori delle cronache, anche se come personaggio secondario, nel 2019, quando il giudice Luciana Breggia accolse il ricorso di un somalo per l'iscrizione all'anagrafe di Scandicci nonostante il decreto sicurezza di Salvini. «Invito questo giudice a candidarsi alle prossime elezioni per cambiare leggi che non condivide», disse l'allora ministro dell'Interno. Nel collegio che emanò quella sentenza, presieduto da Breggia, compariva anche Minniti. Invece, nel collegio presieduto da Minniti per il recente caso del tunisino compare Barbara Fabbrini, che risulta essere stata vicecapo di Gabinetto del ministero della Giustizia ai tempi di Andrea Orlando.

Ma questi sono solo una parte dei giudici che con le loro interpretazioni sfidano la legge e i governi, perché l'elenco completo è piuttosto lungo e articolato. Ci sono, per esempio, Luigi Patronaggio e Alessandra Vella, decisori nel processo a Carola Rackete. Per il magistrato Vella, per esempio, il comandante della Sea-Watch non commise mai alcun reato durante le fasi di salvataggio, nemmeno quando speronò la motovedetta della Guardia di finanza per accostare alla banchina del porto di Lampedusa. Quel fatto, scrisse Vella, «deve essere notevolmente ridimensionato nella sua portata offensiva».

Iolanda Apostolico da Catania e Luca Minniti da Firenze sono solo gli ultimi di una schiera di giudici le cui sentenze prestano il fianco alle polemiche. Avere le proprie idee è un diritto di ogni essere umano ma un giudice non deve essere solo terzo e imparziale: deve anche apparire come tale.

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