Il copione sembra qualcosa di già visto. Così come le reazioni. A poco più di due settimane dal voto per le elezioni regionali in Umbria, le vicende giudiziarie tornano a intrecciarsi di nuovo con quelle della politica. E l'inchiesta alla vigilia delle urne coinvolge, ancora una volta, una esponente di centrodestra. Stavolta si tratta di Donatella Tesei, presidente umbra uscente, in corsa di nuovo con l'appoggio di Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia.
La notizia, anticipata da Repubblica e da altri media, riguarda l'iscrizione di Tesei nel registro degli indagati, da parte della Procura di Perugia. Solo che l'accusa è di abuso d'ufficio e il Gip ha già chiesto l'archiviazione per la presidente e l'assessore regionale al Bilancio Paola Agabiti, alla luce dell'abolizione del reato di abuso d'ufficio. Il procedimento riguarderebbe dei finanziamenti ricevuti dalla Regione da un'azienda di proprietà del marito della componente della Giunta. Stesso gruppo in cui ha lavorato anche la Agabiti e dove sarebbe stato assunto a tempo indeterminato anche uno dei figli della presidente Tesei. Insomma, la posizione di Tesei è da archiviare perché il fatto non è più previsto come reato. Così si legge su uno dei fascicoli arrivati al Gip dalla Procura di Perugia.
A chiarire meglio la vicenda ci pensa subito il legale di Agabiti, l'avvocato Nicola Di Mario, secondo il quale «laddove non fosse stata disposta l'abrogazione dell'abuso d'ufficio, la originaria e provvisoria contestazione di reato elevata a carico della dottoressa Paola Agabiti sarebbe risultata del tutto infondata sul piano giuridico». Nel pomeriggio commenta anche Tesei. «Ho appreso la notizia solamente oggi e solo perché ne hanno parlato i giornali. Mi risulta che l'indagine era iniziata da tempo e già questo dimostra ancora una volta la correttezza dell'operato della mia amministrazione», dice la presidente. «Per il resto, in attesa di consultare gli atti, assisto alla consueta attività di strumentalizzazione e mistificazione, con argomenti di ignobile livello, amplificata dalla vicinanza della scadenza elettorale», sottolinea Tesei. La sua avversaria Stefania Proietti smorza e insinua: «Certamente lascia molto l'amaro in bocca una questione in cui al di là dell'abuso di ufficio e del reato c'è sicuramente un motivo di inopportunità politica, oltre alla questione familiare della Tesei, visto che nella sua Giunta ci sono delle persone legate a questa filiera».
Ma l'opposizione ne approfitta. «La presidente Tesei spieghi ai cittadini umbri i contenuti dell'indagine», dice Thomas De Luca, coordinatore regionale umbro del M5s. «L'abolizione dell'abuso d'ufficio è pericolosa», taglia corto la deputata pentastellata Emma Pavanelli. Il segretario regionale del Pd dell'Umbria, Tommaso Bori, parla di «un sistema consolidato che si è servito delle istituzioni per finanziare aziende di famiglia». «Penso che gli umbri ragionino per sé stessi e non per conto di altri, quindi, sapranno valutare il lavoro che è stato fatto, e alla fine ci sarà un buon esito anche qui in Umbria», dice il ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti.
Intanto, con i sondaggi che prefigurano un testa a testa, nella coalizione del campo largo, che sostiene la sindaca di Assisi Stefania Proietti, cresce la paura per il tonfo del M5s. Si teme uno scenario ligure. Con tanto di vittoria del centrodestra. Nonostante le inchieste giudiziarie.
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