Erano finiti nel dimenticatoio, dopo che per mesi hanno costituito forse l’argomento di confronto più spinoso tra maggioranza ed opposizione. Il riferimento è ai decreti sicurezza, le norme cioè volute in primo luogo dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini ed approvate, tra l’ottobre 2018 e l’agosto 2019, dall’ex maggioranza gialloverde.
L’attuale esecutivo giallorosso è nato, tra le altre cose, sotto la spinta della parte più a sinistra del Pd volta a “superare” quei decreti oppure, come nelle richieste soprattutto di LeU, a cancellare del tutto quelle norme. Già a settembre, quando il Conte II si è insediato dopo la crisi di governo di agosto, all’interno della nuova maggioranza formata da Pd, M5s e Leu c’è chi aveva messo tra le priorità proprio la cancellazione dei decreti sicurezza.
Una richiesta di discontinuità a cui però poi non è stato dato seguito. E questo perché, per la verità, anche in fase di consultazioni per la formazione del nuovo esecutivo tra grillini e dem sui decreti non è mai stata fatta vera chiarezza. All’interno del Pd stesso ad esempio, c’è chi ha proposto una semplice “rivisitazione”, mentre invece l’ala più vicina a Matteo Orfini si è sempre schierata per un definitivo superamento.
C’è poi il nodo del Movimento Cinque Stelle, che queste leggi le ha votate quando governava con la Lega e non ha mai voluto fare assoluto dietrofront. Per via di queste divisioni, la maggioranza giallorossa ha voluto attendere l’appuntamento che ad inizio anno costituiva una sorta di giro di boa politico, ossia le elezioni in Emilia Romagna. Dopo la vittoria di Bonaccini in quelle consultazioni, ecco che il Pd ha preteso un cambio di passo che ha portato, lo scorso 17 febbraio, alla presentazione di un piano del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese che aveva tutta l’aria di un faticoso compromesso.
Si trattava, in particolare, non di una cancellazione dei decreti sicurezza bensì di una serie di modifiche volte ad applicare, ad esempio, meno sanzioni alle Ong. Occhio però alla data di presentazione di quel piano: era per l’appunto il 17 febbraio, quattro giorni dopo l’Italia ha registrato il primo caso di coronavirus, il Paese è piombato nel baratro della pandemia ed i decreti sicurezza sono finiti nei cassetti più remoti della politica e del mondo mediatico.
Ma adesso, ecco che la fronda contro le norme volute da Matteo Salvini è pronta a tirare fuori ancora una volta la necessità di una discontinuità dal precedente esecutivo. Nelle scorse ore, nel corso di un’interrogazione alla Camera, le deputate dem Laura Boldrini e Lucia Ciampi hanno chiesto esplicitamente di mettere mano ai decreti sicurezza: “I decreti sicurezza vanno modificati ed in fretta – si legge nell’interrogazione – A beneficiare delle norme introdotte dal precedente governo sono soltanto le organizzazioni criminali che stanno sfruttando migliaia di cittadini extracomunitari che non possono più essere regolarizzati”.
“Queste leggi hanno abrogato il permesso di soggiorno per motivi umanitari – si legge ancora nel testo dell’interrogazione – hanno radicalmente trasformato il sistema Sprar e ridotto i servizi essenziali garantiti ai migranti in difficoltà. Con l'unica conseguenza di incrementare le situazioni di esclusione sociale e di vulnerabilità a scapito dei migranti e favorendo chi li sfrutta. Questo vuoto normativo sta infatti promuovendo una filiera criminale di illegalità e di violenza difficilmente contrastabile che parte dai paesi di origine delle vittime ed arriva fino in Italia”.
L’impressione, alla vigilia
della nuova stagione di sbarchi e di attività delle Ong, è che a breve si scatenerà un’offensiva politico – mediatica contro i decreti sicurezza. E che questi ultimi torneranno ad essere al centro della bagarre politica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.