E poi, alla fine, dopo tanti interventi, parla Draghi e chiude il discorso. «Qui è il momento di tornare al mercato. Allunghiamo pure il blocco dei licenziamenti, ma non per tutti, dobbiamo aiutare i lavoratori e le imprese che soffrono di più. E il criterio deve essere oggettivo, costituzionalmente valido, a prova di ricorso». Ancora ossigeno dunque per tessile, scarpe e moda, le industrie maggiormente fiaccate da un anno e mezzo di Covid, che potranno ottenere la Cig gratis. Tredici settimane di cassa integrazione pure per le industrie impegnate negli 85 tavoli di crisi: domani il governo varerà il decreto, appena in tempo prima della scadenza della proroga. Si seguirà quindi la logica della cassa, chi più l'ha usata in questi mesi, più dovrà essere aiutato. Ai sindacati non basta? Pazienza, capiranno. Oggi il premier vedrà le parti sociali e spiegherà. Altra decisione: la nuova Ita partirà a ottobre «nel segno della discontinuità» e degli accordi con Bruxelles, intanto il governo costituirà un fondo protetto per i biglietti Alitalia già emessi. Infine, altri due mesi di blocco delle cartelle esattoriali e stop al meccanismo del cashback dal primo luglio.
Insomma, finisce come al solito. I partiti avanzano timide proposte, spaventati da un tema scivoloso come il lavoro e dal rischio di conflitti sociali a ridosso delle amministrative di autunno, confederati e autonomi sono in piazza e minacciano scioperi, il ministro, in questo caso Andrea Orlando, è in ritardo con la riforma degli ammortizzatori e non riesce a fare la sintesi, così tocca di nuovo al premier prendere di petto il dossier, convocare la cabina di regia e decidere. Con Draghi, attorno al tavolo di Palazzo Chigi, siedono i ministri Brunetta, Orlando, Giorgetti, Speranza, Bonetti, Patuanelli e Franco.
Innanzitutto, il decreto Sostegni bis è previsto per metà luglio, troppo tardi per i licenziamenti, visto che lo stop scade il 30 giugno e il primo luglio potrebbero partire valanghe di lettere di fine rapporto. Serve perciò un decreto ponte. Poi c'è il problema dei comparti. Tessile, abbigliamento, calzature, pelle, sono questi i settori più in difficoltà, però come si fa a prolungare il blocco per alcuni e per altri no? I sindacati, tanto per dire, chiedono una proroga generale, per allineare industria e costruzioni al terziario e alle piccole imprese, per le quali il congelamento arriverà fino al 31 ottobre. E i partiti, anche nella riunione della cabina di regia, anche ad accordo politico già stretto, non rinunciano, un po' per spirito di bandiera, a sostenere le singole posizioni. La Lega per la proroga selettiva, il Pd alla ricerca di una via di mezzo, Forza Italia diventata interlocutrice dei sindacati, Cinque Stelle distratti dal derby Grillo-Conte.
Cosi, ci pensa Mario. «Bisogna sbloccare i licenziamenti, ad eccezione dei settori in crisi». Cioè, paracadute chiuso per industria manifatturiera ed edilizia, aperto invece per tessile, moda scarpe, che sono i comparti con il più alto rapporto di lavoratori in cassa integrazione, uno su tre, e che godranno di altri sei mesi di stop e la Cig gratuita. Ed è proprio l'incidenza della cassa ad offrire un criterio obbiettivo per selezionare l'intervento del governo. Spiega Renato Brunetta: «Abbiamo fatto delle scelte dentro un ragionamento di dialogo sociale.
C'è stata tanta discussione, ma la decisione denota la nostra volontà di tornare al mercato, alla sua fisiologia, pur difendendo quelli più in difficoltà».D'accordo pure Enrico Letta: «La selettività dei sostegni, seguendo il livello della crisi, era l'unica soluzione».
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