“Dobbiamo decidere se vogliamo sostenere Susanna Ceccardi che è partita raccontando bufale e ha continuato attaccandosi ai social media manager e facendo carriera in un attimo sulle spalle degli elettori ingenui”. Torna in campo così Mattia Santori, il leader delle sardine, sputando fango sugli elettori di destra. Troppo ingenui per capire le bufale della candidata governatrice della Lega secondo il boss dei pesciolini che, dopo gli ultimi sondaggi che vedono Eugenio Giani (candidato del Partito Democratico) perdere consensi, ha ricominciato a “nuotare” per le piazze del Pd (sempre più vuote) in soccorso di una sinistra che oggi, rischia di perdere una delle sue roccaforti.
Mattia Santori è approdato nel capoluogo toscano per presenziare alla Festa dell’Unità nel quartiere di Rifredi, davanti a lui qualche decina di sostenitori, sempre più lontani dalle decisioni del Partito Democratico e spiazzati da una sinistra che non convince, almeno fino a quando andrà a braccetto con Il Movimento Cinque Stelle.
Ai microfoni sul palco, tra una birra e l’altra, il mantra è sempre lo stesso. “Speriamo che si apra un fronte largo nel centrosinistra di rinnovamento vero”, ci dice Santori. Ma sulla scheda elettorale l’idolo dei ribelli della sinistra ancora non compare e si limita a prendersi gli applausi da chi brancola nel buio in cerca di un motivo valido per continuare a sostenere i piddini. “Questo governo non funziona, non si può mettere insieme due partiti così diversi. Per scendere a compromessi si rischia di perdere la propria identità”, ammette arrabbiata la signora Rita dagli spalti mentre scuote la testa. Persino al capo sardina è toccato bacchettare i suoi per i repentini cambi di rotta. Come il sì al taglio dei parlamentari sul quale ha virato clamorosamente il leader del Partito Democratico Nicola Zingaretti. “Secondo noi il Pd ha fatto un errore politico sul referendum”, ammette nell’intervista a IlGiornale.it Mattia Santori. Che poi, cerca di raddrizzare il colpo dei dem e aggiunge “ma la campagna referendaria è indipendente dalle regionali, non è una campagna che scuote gli equilibri politici”.
Mentre si torna a parlare di pari opportunità, antirazzismo e cambiamento nel pubblico dei soci Pd, sebbene in pochi siano convinti dell’operato del governo giallo-rosso e cerchino di pensare al candidato Giani come un elemento a sé rispetto al suo partito, risuona un pensiero che sembra essere l’unica certezza che accomuna tutti: “Renzi non lo voto”.
Era stato lui, prima delle Sardine a parlare di rinnovamento, di un nuovo partito in grado di far rinascere il centrosinistra. Eppure, oggi, il leader di Italia Viva potrebbe andare incontro ad un risultato che parla solo di sconfitta. Persino nella sua Firenze, persino nella Toscana che l’ha reso grande.
“Una cosa è certa se su quel palco ci fosse stato Matteo Renzi io non sarei stato qui”, ammette deciso Gino poco prima di salutare il giardino del circolo.Alle nostre domande sul Rottamatore tutti rispondono decisi e convinti e l’impressione è che l’ascesa del ganzo di Scandicci non riparta dalla sua bella Toscana dove il popolo sembra averlo abbandonato.
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