Dopo tre mesi agli arresti domiciliari, vissuti sul filo dell'attesa di un ritorno alla libertà concesso soltanto dopo le sue dimissioni da governatore, Giovanni Toti si riprende la sua dimensione politica.
È una lunga giornata romana quella vissuta dal presidente dimissionario della Regione Liguria, l'occasione per un lungo incontro con Matteo Salvini ed Edoardo Rixi, seguito poi da quelli con Maurizio Lupi, Maurizio Gasparri e Giovanni Donzelli. Toti fa il punto in vista delle prossime elezioni, fissate per il 27 e 28 ottobre, pochi giorni prima dell'inizio del processo, anche se non è escluso che il governo possa accorpare il voto con le altre Regioni, il 17 e 18 novembre.
Il primo faccia a faccia è quello con Matteo Salvini, alla presenza anche del viceministro ligure Edoardo Rixi, uno dei nomi in pole position per una candidatura a presidente della Regione fino al suo «no grazie», pronunciato a fine luglio, anche se la partita potrebbe non essere del tutto chiusa. «Ho la massima stima di Rixi, sta facendo uno straordinario lavoro - commenta Toti -. Ha molti impegni anche in Liguria con il ruolo che ha, capisco i suoi dubbi». E per quanto riguarda l'ipotesi della candidatura di Carlo Bagnasco, segretario regionale di Forza Italia, l'ex presidente dice: «Penso si possa ragionare su tutti gli amici del centrodestra che hanno voglia di cimentarsi, poi saranno i partiti, gli azionisti del territorio, gli stakeholder, i sindaci, le liste civiche a dire la loro». In ogni caso «certamente c'è volontà da parte del centrodestra di andare uniti e compatti». Il governatore e il vicepremier convengono sul fatto «che negli ultimi anni la Liguria ha fatto passi da gigante e questo patrimonio non può essere disperso». Per Toti, «Salvini è stato tra le persone a me più vicine e più affettuose insieme alla mia famiglia e anche politicamente più determinate nel segnalare anomalie dell'inchiesta». L'ex direttore di Studio Aperto non vuole alimentare polemiche né togliersi sassolini dalle scarpe. «Non mi sono sentito abbandonato. C'è stato chi ha una sensibilità maggiore e più spiccata e lo ha fatto sentire, c'è stato evidentemente chi questi temi li mastica meno, ha una sensibilità minore ma i partiti della coalizione hanno retto la Regione, sono stati compatti».
C'è però una necessità di sistema e di prospettiva sentita tanto da Salvini quanto dallo stesso Toti: quella di ripristinare meccanismi di tutela per chi fa politica e in particolare per chi amministra i territori. «Credo che le immunità della politica siano calate oltre ogni limite seguendo un certo populismo e un certo giustizialismo» dice l'ex presidente della Liguria. «Si ritiene che la politica e chi fa politica abbia dei privilegi e sono stati tolti senza tenere conto che quei privilegi non sono per chi li incarna, ma privilegi del potere popolare che li rappresenta. Io credo che servirebbe un allargamento delle immunità dai parlamentari ai ministri, perché vedere un ministro dell'Interno che per le sue politiche sull'immigrazione è processato per sequestro di persona, credo sia qualcosa di surreale per un Paese normale e civile».
«E penso che anche i sindaci i governatori dovrebbero avere una protezione che non è per
Toti, ma è protezione del mandato popolare che ti è stato affidato». Sul suo domani, infine, Toti chiude con un sorriso amaro. «Vedremo, non so se avrò un futuro politico, potrei anche lavorare in una agenzia di stampa».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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